18 gen 2009

Dal flipper alla strage di Castel Volturno. Storia di Giuseppe Setola

Un boss crudele e sanguinario che ha preso in mano il clan dei casalesi dopo la cattura di personaggi come Schiavone e Bidognetti

ROMA - Giuseppe Setola, il superlatitante dei Casalesi, catturato oggi a Mignano Montelungo, nel casertano, è nato 38 anni fa a Santa Maria Capua Vetere, il 5 novembre. Le cronache raccontano che da bambino e poi da ragazzino frequentava l'Azione cattolica e che trascorreva il suo tempo a giocare a flipper. La sua carriera criminale inizia con piccole estorsioni e con qualche intimidazione, ma è nel 1992 che compie, forse, il suo primo omicidio: Arcangelo Chiarovalanza che fu ucciso a San Cipriano D'Aversa. A 21 anni inizia a gestire il racket anche se i capi dei casalesi, Francesco Schiavone (detto Sandokan) e Francesco Bidognetti ('Cicciotto 'e mezzanotte') non si fidano completamente di lui.

Iniziano così a chiamarlo 'a puttana', anche per il suo carattere ribelle che non vuole regole da seguire. Inizia a controllare il territorio di Orta di Atella, Carinaro, Santa Maria Capua Vetere e Castel Volturno.

Tra i suoi sogni, si dice ci sia la fondazione della Ncs (Nuova camorra speciale), una organizzazione che provveda anche all'assistenza dei carcerati. Costituisce il suo gruppo di fuoco formato, tra gli altri, da Pasquale Vargas, Emilio Di Caterino, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo e Aniello Bidognetti. Personaggi di grosso calibro criminale, in gran parte arrestati negli ultimi mesi e alcuni dei quali sono divenuti collaboratori di giustizia. Proprio pentiti che lo stesso Setola, in tempi non sospetti, avrebbe definito 'cornuti' o 'bastardi'.

Il 13 aprile 2008 evade dalla clinica oculistica di Pavia presso la quale era stato ricoverato per un presunto problema agli occhi. Riconosciuto come il braccio destro di Francesco Bidognetti, dopo aver scontato sei anni di carcere, gli vengono concessi gli arresti domiciliari da scontare in via Marcello nella città lombarda. La causa: una patologia agli occhi che lo renderebbe semicieco. Secondo quanto raccontato da alcuni pentiti, però, Setola scappa e torna nel casertano e trova rifugio tra il litorale domizio e l'agro aversano. Si fa fotografare da alcuni suoi fedelissimi con gli occhiali neri e una benda sull'occhio sinistro, ma sono in pochi quelli che credono alla sua infermità al punto che la Dda di Napoli apre un'inchiesta sulla sua liberazione.

Setola viene definito 'finto cieco', 'cane sciolto', ma anche 'criminale psicopatico' e 'cocainomane'. Una mente criminale fredda e capace di organizzare 'spedizioni di morte' a tavolino.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Setola riesce a riorganizzare la fazione del clan dei casalesi ritenuta capeggiata da Francesco Bidognetti che, nel frattempo, è stato arrestato e sta scontando l'ergastolo. Organizza agguati, vendette trasversali nei confronti di familiari di pentiti, di testimoni di giustizia, di persone che avevano fatto arrestare estorsori e aguzzini. Con queste azioni di vero e proprio terrore ai danni di commercianti e imprenditori, Setola riesce a riaffermare la propria presenza sul territorio e a mettere in atto la cosiddetta strategia stragista che trova il suo acme nella strage del 18 settembre a Castel Volturno. Massacro nel quale perdono la vita sei cittadini extracomunitari.

Secondo quanto confessato da alcuni collaboratori di giustizia Setola fa parte di parecchi commando di morte oppure è il regista di omicidi efferati. Tra questi quello di Umberto Bidognetti, padre del collaboratore di giustizia Domenico avvenuto in una masseria di Castel Volturno il 2 maggio dello scorso anno. E ancora il delitto di Domenico Noviello, che aveva denunciato i suoi estorsori (avvenuto il 16 maggio) oppure di Michele Orsi, imprenditore del settore rifiuti freddato il primo giugno. Tra le vittime degli ultimi mesi si contano anche Raffaele Granata, padre del sindaco di Calvizzano e proprietario di uno stabilimento balneare, Antonio Celiento, gestore di una sala giochi di Baia Verde trucidato il 18 settembre pochi minuti prima della strage di Castel Volturno. E Stanislao Cantelli, zio del pentito Luigi Diana ucciso in pieno centro a Casal di Principe, la mattina di domenica 5 ottobre.

Destinatario di numerose ordinanze di custodia cautelare, Setola, è considerato uno dei 30 latitanti più pericolosi d'Italia ed era ricercato per associazione a delinquere di tipo mafioso, omicidio e altri gravi reati.

Tra gli omicidi si ricorda in particolare quello di Genovese Pagliuca per il quale è stato condannato all'ergastolo in secondo grado dalla Corte di Appello di Napoli. Tra i numerosi provvedimenti di custodia cautelare emessi a suo carico c'è quello per l'omicidio di Giuseppe Della Corte, l'ordinanza di ripristino della custodia cautelare successivamente alla latitanza determinata dalla sua sottrazione alla detenzione ai domiciliari e l'ordinanza di custodia cautelare emessa il 7 aprile 2008 in seguito alla denuncia per estorsione presentata dall'attuale collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo.

Dopo la rocambolesca fuga, grazie a una botola che spuntava nelle fogne a Trentola Ducenta lo scorso lunedì 12, la sua caccia si era fatta ancora più serrata. In quell'occasione fu arrestata anche sua moglie, Patrizia Martinelli, 30 anni. Terra bruciata, dunque, attorno a quello che viene ritenuto uno dei più freddi e spietati killer di camorra. I suoi fedelissimi erano stati catturati tutti nei mesi scorsi. Tra questi Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia, Oreste Spagnuolo. E ancora: Salvatore Santoro, Massimiliano Napolano, Mario Di Porto, Luigi Tartarone e Metello Di Bona. Arresti eccellenti compiuti dalle forze dell'ordine dopo una serie di indagini e di serrate investigazioni. Proprio questa mattina, poi, un'operazione congiunta di Dia, Guardia di Finanza e Polizia aveva posto sotto sequestro beni riconducibili a lui, alla sua famiglia e ad alcuni suoi prestanome per un totale di oltre 10 milioni di euro.

Fonte: repubblica.it

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