17 gen 2009

Concorso pilotato, prof condannati. Università, la corte d'appello dà un anno a due docenti

Il concorso universitario per un posto di professore associato di storia della filosofia antica che si svolse il 30 agosto 2001 a Siena fu predeterminato e pilotato, e in tal modo lese la legittima aspettativa dei candidati «senza protettori» di essere esaminati da commissari imparziali. E´ con ogni probabilità questo il ragionamento dei giudici della corte di appello di Firenze che ieri hanno condannato a un anno di reclusione per abuso d´ufficio due illustri professori ordinari, Walter Leszl dell´università di Firenze e Fernanda Caizzi Decleva dell´università statale di Milano, di cui suo marito è rettore. I giudici d´appello hanno anche condannato i due docenti a rifondere i danni morali alla professoressa Antonina Alberti, che dopo essere stata bocciata aveva appreso che i nomi dei vincitori erano stati decisi prima del concorso, ed era parte civile con l´avvocato Nino Filastò.

La corte d´appello ha ribaltato il giudizio del tribunale di Siena, che il 20 novembre 2007 aveva ritenuto di non poter sindacare sulle valutazioni espresse dalla commissione di concorso e perciò aveva assolto i due docenti e la presidente della commissione di concorso, la professoressa Margherita Isnardi dell´università La Sapienza di Roma, deceduta alcuni mesi fa.

Al centro del processo c´è la memorabile lettera che il professor Leszl inviò il 3 agosto 2002 alla collega Gisela Striker di Harvard (e che questa girò ad Antonina Alberti): una lettera nella quale Leszl tracciava un cupo affresco del degrado dell´università italiana - descrivendo riunioni fra professori per spartire i posti fra i rispettivi protetti, anche al prezzo di far salire in cattedra docenti accusati di plagio e addirittura arrestati per corruzione - e sollecitava una forte pressione internazionale per fermare la decadenza della disciplina, difendendo tuttavia, in tanta devastazione, soltanto l´accordo per non far avanzare in carriera la professoressa Alberti.

Tutte le profezie del professor Leszl circa gli esiti dei futuri concorsi si sono dimostrate esatte. «Le sue previsioni - ha scritto il pm di Siena Mario Formisano nel suo appello contro la assoluzione - erano frutto di una ferrea logica e di una pianificazione dettagliata». Una logica che sembra presiedere buona parte dei concorsi nell´università italiana, con gli esiti che sono sotto gli occhi di tutti. Secondo Formisano, questi accordi spartitori non solo costituiscono una evidente violazione di legge, ma determinano in sé un danno ingiusto per i concorrenti senza protettori. Ieri in appello anche il pg Eva Celotti ha sollecitato la condanna a sei mesi dei due commissari. La corte è andata oltre, raddoppiando la pena.

La legge sui concorsi universitari non prevede la predeterminazione delle commissioni. Prescrive il voto segreto. Lo scopo è quello di garantire quanto più possibile l´imparzialità dei commissari. Gli accordi spartitori, invece, prevedono la composizione di una determinata commissione in vista della vittoria di determinati candidati protetti, e dunque «più uguali degli altri». «Esiste una stretta interrelazione fra i selettori e i selezionati», scrive il pm Formisano nell´appello. «Il processo penale - precisa - non può ripercorrere una procedura selettiva, non è nei suoi compiti». Le qualità e le competenze dei candidati non possono essere valutate dai giudici. Però «non è possibile negare che avere una commissione precostituita e programmata per raggiungere un determinato risultato, dove ciascun esaminatore svolge la sua funzione avendo già formulato un proprio giudizio, rappresenti una grave menomazione per i candidati non rappresentati, estranei a logiche di appartenenza». In conclusione, «la selezione illegale dei verificatori già rappresenta un danno, ledendo le aspettative, giuridicamente tutelate, di ciascun candidato ad essere esaminato da un docente imparziale».

Fonte: firenze.repubblica.it

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