22 nov 2008

Il pizzino di La Torre

MILANO - A rivelare l'esistenza del «pizzino», alcuni giorni fa, era stata "Striscia la Notizia". Adesso, il direttore di La7, Antonello Piroso, ha deciso di mostrare al pubblico di "Omnibus" il bordo inferiore del quotidiano sul quale Nicola La Torre (Pd) ha scritto il suggerimento a Italo Bocchino (Pdl) durante un dibattito televisivo sulla Commissione di Vigilanza Rai al quale partecipava anche Massimo Donadi (Idv). In pratica, un consiglio offerto al "rivale" su come rispondere alle accuse di un "alleato".

LA VICENDA - Proprio l'esponente dell'Italia dei Valori, durante la trasmissione, aveva attaccato con veemenza Bocchino, accusandolo di aver negato assieme a tutta la maggioranza l'elezione di Leoluca Orlando alla commissione di Vigilanza. Alla sinistra di Bocchino c'era il senatore Latorre, alleato di Donadi. A un certo punto il vicepresidente del gruppo del Pd al Senato si muove in soccorso di Bocchino. Ripreso dalle telecamere, gli sfila di mano la penna e il giornale. Quindi scrive poche parole sul bordo inferiore del quotidiano. A quel punto lo ripassa a Bocchino e con la penna gli indica il messaggio 'vergato' a mano. È il consiglio di controbattere a Donadi tirando in ballo l'atteggiamento delle opposizioni, e dell'Idv in particolare, sull'elezione di Gaetano Pecorella alla Corte Costituzionale. Bocchino chiede la parola per replicare a Donadi. «Se voi ci avete detto no a Pecorella - dice Bocchino - perché noi non possiamo fare altrettanto con Orlando?». Passa qualche minuto e Latorre toglie ancora di mano al vicecapogruppo Pdl il giornale. Questa volta è per strappare il bordo scritto a mano. Ma commette un errore: avrebbe dovuto distruggerlo. E invece i giornalisti di La7 lo recuperano, fino a che Antonello Piroso decide di svelare cosa c'era scritto sul bordo del giornale: «Io non lo posso dire. E la Corte Costituzionale? E Pecorella?».

IDV - Immediatamente arrivano le reazioni dell'Italia dei valori. «Lo scambio del pizzino fra La Torre e Bocchino dell'altro giorno ad Omnibus è la dimostrazione che in questo paese esiste un rapporto malato tra media, politica ed affari», dice Donadi. «Che un rappresentante dell'opposizione, mio alleato - aggiunge - suggerisca a un autorevole esponente della maggioranza come attaccarmi durante un dibattito televisivo, è una rappresentazione visiva della politica del compromesso che mira solo all'esercizio del potere. L'Italia dei Valori è il peggior nemico di questa politica e per questo siamo bersaglio persino di una parte dei nostri alleati». Anche Silvana Mura, fedelissima di Di Pietro, plaude all'operazione verità di La7. «È un apprezzabile esempio di giornalismo che consentirà a tutti di formarsi un giudizio sul comportamento tenuto dal senatore Latorre», dice. «Imbeccare un avversario politico su come mettere in difficoltà un alleato, è un modo vecchio di fare politica- aggiunge - basato sugli intrighi di palazzo, le doppie verità e sull'inciucio». Di fronte ad un episodio «che contribuisce a far perdere credibilità alla politica ci piacerebbe che il Senatore La Torre avesse almeno l'onestà intellettuale di spiegare il motivo del suo gesto», conclude Mura.

BOCCIA (PD) - C'è anche però chi nel Pd difende Latorre. «Con la vicenda Latorre è emersa una delle contraddizioni che viviamo nel Pd, cioè che appena qualcuno finisce in una vicenda contraddittoria diventa oggetto di vendette trasversali. Non mi piace il clima di sospetti e di veleni che c'è nel partito, un clima da resa dei conti». Lo ha detto a Radio Radicale il deputato del Pd Francesco Boccia. «La vicenda del senatore Latorre si iscrive in una delle tante vicende che accadono e come tale andava valutata - dice Boccia - invece in queste ore la sensazione più evidente è che si stia utilizzando questa vicenda per rifare le liste dei buoni e dei cattivi. Il senatore Latorre ha fatto un errore di leggerezza, non penso che ci fosse quella malafede poi attribuitagli più dalla stampa e dai suoi amici di partito che dagli avversari. Quell'appunto scritto dal senatore Latorre è stata una goliardata fatta male, capita male, un errore, ma che anche questa vicenda si trasformi in una contesa tra daleminai e veltroniani». Per l'esponente democratico, «da questa vicenda dobbiamo uscirne con un chiarimento politico che deve avvenire a breve». Veltroni, conclude Boccia, «è il segretario di tutti, a lui chiedo chiarezza e il coinvolgimento di tutti coloro che vogliono che questo sia davvero un partito di massa. Non vorrei che dal mito di Obama si fosse tornati a quello di Stalin».

Fonte: corriere.it

Nessun commento:

Posta un commento

Etichette

Post in evidenza

Regioni: molte spese, pochi valori

Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...