3 feb 2008

Cina: dalla guerra dell’oppio al boom delle droghe chimiche

L’arresto del regista cinese Zhang Yuan, autore de La guerra dei fiori rossi, ha riaperto il dibattito, anche a mezzo stampa, su traffico e consumo di stupefacenti nella Repubblica Popolare. Un fenomeno dalle proporzioni sempre più vaste anche a causa degli accordi tra i nuovi narcos cinesi e le mafie latinoamericane che consente il passaggio degli stupefacenti alla frontiera di Lowu, che divide Hong Kong ed il Guangdong.

Tra la fine degli anni ‘90 e gli albori del terzo millennio, vale a dire negli anni del “miracolo economico” cinese, sono stati soprattutto i “nuovi ricchi” ad essere iniziati al consumo di sostanze di lusso a fini “ricreativi”, come la cocaina (fino a ieri inesistente sul mercato cinese) e l’ecstasy, complice l’esposizione a un modello di vita di tipo occidentale fino a ieri guardato con sospetto dal regime. Negli ultimi anni però, accanto agli oppiacei, si è consolidato, anche a livello di massa e più in giù nella piramide sociale, soprattutto il consumo di droghe sintetiche, prime fra tutte le metamfetamine, di cui, di fatto, la Repubblica Popolare monopolizza la produzione mondiale. Inizialmente la più diffusa è stata l’”ice”, una sostanza estremamente tossica ma estratta da articoli legali a costi piuttosto contenuti: l’ideale, insomma, per quei cinesi della middle class che vogliono assaporare lo stile di vita della nuova borghesia senza poterne sostenere i costi.

Negli ultimi dieci anni il numero dei tossicodipendenti in Cina è aumentato enormemente fino a raggiungere nel 2007 la cifra - pesantemente sottostimata - di 800.000 persone schedate dall’autorità. Tra queste, il 78% consuma eroina, il 2,28% oppiacei e lo 0,19% morfina. I dati dell’Onu, del resto, parlano chiaro: nel 2007 le autorità hanno confiscato più di 9 tonnellate di stupefacenti, secondo una progressione che è probabilmente ancora più drammatica di quanto dicano le statistiche. E anche queste non lasciano adito a dubbi: secondo l’ultimo rapporto annuale della Agenzia delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine Cina, Hong Kong e Taiwan hanno registrato un incremento del consumo di stupefacenti superiore al 10 per cento. Non solo: la Cina resta il primo mercato al mondo per consumo di eroina (15%), il principale produttore di metamfetamine (31,4%, sintetizzate soprattutto nei laboratori del sud del Paese, nel Guangdong e nel Fujian), seguita dal Myanmar (22,9%), e il decimo produttore di ecstasy (1,9%). Il primo è l’Olanda, che soddisfa il 35,1% della domanda mondiale.

Il mercato del narcotraffico ha risposto prontamente alle richieste del mercato cinese aumentando e diversificando la produzione in modo da soddisfare le esigenze di tutti i consumatori. Per quanto la Repubblica Popolare sia il principale produttore al mondo di efedrina, sostanza da cui derivano varie metamfetamine, la maggior parte delle droghe entra però ancora nel Paese grazie al contrabbando. I confini più caldi sono ancora quelli del “Triangolo d’oro”, composto da Myanmar, Laos e Thailandia, della “Mezzaluna d’oro”, che comprende Afghanistan, Pakistan e Iran, e, a est, dalla Corea. Tuttavia, gli esperti delle Nazioni Unite hanno rilevato che, di fatto, negli ultimi tempi l’Afghanistan sta pian piano soppiantando il Myanmar come principale fornitore cinese di eroina e oppiacei.

Consapevole dei danni che un eccessivo utilizzo di droghe potrebbe arrecare al Paese (non va dimenticato che le cause del declino della Cina nell’800 continuano ad essere attribuite al consumo di oppio imposto dall’Occidente), il governo ha adottato una politica repressiva che ha suscitato più di una critica da parte delle organizzazioni non governative che tutelano i i diritti umani. Dal 1990 esiste inoltre una Commissione Nazionale per il Controllo dei Narcotici e dal 2006 l’approvazione di leggi eccezionali consente di perseguire con ogni mezzo chi spaccia o fa uso di droga. Lo scorso giugno sono stati condannati a morte sette trafficanti di droga, e la sentenza è stata resa nota, in chiave propagandistica, solo un giorno prima della Giornata Internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga.

Anche il fermo del regista Zhang Yuan si inserisce in quella che il Partito comunista definisce la “campagna nazionale contro i narcotici”. Tuttavia, se, secondo la legge, il regista avrebbe dovuto essere condannato ad almeno a tre anni di detenzione, di fatto è stato rilasciato dopo pochi giorni. Il China Daily, a pochi giorni dall’arresto, si è limitato a pubblicare una requisitoria orientata a sottolineare quanto, per ogni artista che si rispetti, la fama sia direttamente proporzionale alla rettitudine morale.

Fonte: panorama.it

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