26 nov 2007

E donna Maria creò un partito

Maria D'Agostino è una donna tosta, che sa sempre come ottenere rispetto. Ed è lei forse la protagonista più sorprendente dell'inchiesta che coinvolge Mario Landolfi. Nel 1988, a soli 22 anni, la polizia la sorprende assieme alla cugina mentre nasconde due boss latitanti: le due ragazze vengono anche accusate di custodire le armi del clan. Per questo viene processata e condannata. Ma lei non se ne cura. Assieme al compagno Gennaro Sorrentino pensa in grande. Secondo i magistrati raccolgono il pacchetto di voti controllato dalla camorra e fondano un loro partito. Dopo qualche tentennamento lo battezzano Forza Giovani. Al loro fianco un altro amico più volte coinvolto in storie di mafia: quel Giuseppe Diana promotore della misteriosa cordata che tentò di comprare la Lazio con il sostegno di Giorgio Chinaglia. Forza Giovani ottiene mille preferenze e fa entrare donna Maria nel consiglio comunale: è lei l'ago della bilancia per creare a Mondragone la giunta di centrodestra. Decide di passare in Forza Italia e fa insediare il sindaco Ugo Conte, ora indagato.

Il partito di donna Maria per la Procura è di fatto la camorra. Che così partecipa direttamente alle decisioni del Comune: una pacchia per pilotare appalti e assunzioni. Peccato che la legge vieti l'elezione dei pregiudicati come donna Maria.

Quando la prefettura lo scopre e timidamente segnala l'illecito, a Mondragone si teme la rivoluzione. La rimozione della D'Agostino farebbe entrare in consiglio un nemico del sindaco: tutto il sistema di potere verrebbe messo in discussione, una perdita letale per boss e partiti. Così secondo la Procura antimafia scatta un piano diabolico: viene architettata una complessa operazione di bassa politica e alti interessi. Donna Maria si sarebbe dimessa in cambio dell'assunzione sua e di quattro parenti nella solita 'munnezza spa'. Assunzione fittizia: avrebbero intascato lo stipendio senza lavorare. Immediatamente prima, però, viene fatto dimettere anche un consigliere d'opposizione, Massimo Romano, lasciando
la poltrona a un uomo schierato con il sindaco. Il prezzo di Romano? Un posto per sé e per la moglie. Secondo la Procura antimafia il garante di quest'ultima tranche della manovra sarebbe stato proprio Landolfi. Che poi viene invocato per far mantenere le promesse

Fonte: espresso.repubblica.it

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