Carabinieri setacciano agende, documenti e computer di Nenci e BoccacciniROSIGNANO. Sembrava un mercoledì qualunque per Alessandro Nenci: atti da firmare, telefonate, appuntamenti, la preparazione del consiglio comunale (fissato per stamani). Così si era svegliato tranquillo, aveva lasciato l’abitazione di via Tagliamento a Castiglioncello con la sua Stilo grigio metalizzata. La solita strada da Castiglioncello a Marittimo per palazzo civico come tutte le mattine. Una tranquillità che si è frantumata quando gli è suonato il cellulare e il sindaco ha capito che quella non sarebbe stata una giornata come le altre: non erano ancora le 9 quando i carabinieri del Nucleo operativo di Livorno si sono presentati al primo piano del palazzo comunale in via dei Lavoratori. Avevano alcuni atti da notificare: gli avvisi di garanzia per sindaco e un assessore. Sono entrati nella stanza del sindaco, gli hanno comunicato dell’indagine che lo coinvolge per tentata concussione ed abuso di ufficio, poi hanno iniziato la perquisizione: controllate le agende del primo cittadino, i documenti nel cassetto, i files del computer.
I militari hanno ispezionato perfino il computer dell’ufficio della segreteria del sindaco. Un’operazione che andata avanti per alcune ore. Al vice sindaco Luca Arzilli è toccato invece sottoscriere il provvedimento di acquisizione degli atti firmato dai sostituti procuratori Antonio Giaconi e Massimo Mannucci (lo ha fatto lui perché il sindaco, indagato, non avrebbe potuto farlo). Si tratta di un quantitativo incredibile di faldoni e documenti che una normale auto non avrebbe potuto contenere. Fascicoli che vanno dall’attuale piano regolatore adottato dal Comune, con le osservazioni giunte, quelle relative al periodo della giunta Simoncini, il piano strutturale e perfino il vecchio piano regolatore. Tra gli atti richiesti figurano anche pratiche relative ai terreni delle Spianate, della Mazzanta e delle Morelline ed alcune concessioni edilizie. Materiale di urbanistica ed edilizia privata.
Mentre palazzo civico era scosso da questo terremoto altri militari del Nucleo operativo ispezionavano l’ufficio tecnico comunale in via Cairoli. Stavolta, però, si concentravano sulla stanza dell’assessore all’urbanistica Raffaele Boccaccini, anch’egli indagato per tentata concussione e abuso di ufficio. Un blitz operato da una trentina di carabinieri e che non si è esaurito nelle stanze comunali. Alle 11, nel ballatoio di palazzo civico a Marittimo che si apre sugli uffici di assessori e segretarie, la tensione si tagliava a fette. Un silenzio rotto solo da brusìi e facce sconvolte. Il sindaco non parla, anche perché ha ancora i carabinieri in ufficio. «Sarà rilasciato un comunicato stampa non appena possibile», dicono dalla segreteria. Nenci deve consultare il suo legale, l’avvocato Alberto Uccelli, che ha bisogno di conoscere le carte prima di predisporre con l’ufficio stampa il comunicato. Che arriverà alle 15,35 e sarà una replica molto netta alle accuse mosse. Intorno alle 12, però, il sindaco esce finalmente dall’ufficio. Ha l’aria stanca, è pallido. Saluta con la mano, i soliti ciao e buongiorno.
Incrocia con lo sguardo un assessore, un consigliere comunale di opposizione, alcuni dipendenti della segreteria. Con lui c’è un tenente dei carabinieri in borghese ed un altro militare. Scende lentamente le scale del municipio, tiene in mano la ventiquattrore di pelle marrone ed un mazzo di chiavi. Sono quelle della Stylo grigio, uguale a quella crivellata da 5 colpi di pistola quella notte del 22 settembre scorso. Ma non la stessa macchina. «Su quella - raccontano a palazzo - non ci vuol più salire». Anche l’abitazione al civico 2 viene perquisita, si controllano cassetti ed agende, si cerca qualcosa che possa confermare il quadro indiziario della Procura. Ed anche l’abitazione di Raffaele Boccaccini, l’assessore, viene scientificamente perlustrata.
In Comune l’aria è pesante. L’indagine a sindaco e assessore è un fulmine a ciel sereno. Anche perché all’inizio nessuno capisce quello che sta accadendo. Ma mentre i carabinieri sono in azione, le case di altri due indagati vengono perquisite.
Sono quelle dell’ingegner Giuseppe Quintavalle, noto imprenditore edilizio con studio a Castiglioncello e del dottor Franco Pardini, livornese, presidente dell’Aci e della nuova Banca cooperativa Costa Etrusca. Entrambi sono pronti a difendersi dalle accuse che vengono loro mosse mentre gli accertamenti della Procura vanno avanti.
Fonte: iltirreno.it
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