2 nov 2013

Caso Ligresti, i giorni difficili della Cancellieri: «A testa alta, matto chi mi accusa»

Il retroscena - Il Guardasigilli: non ho mai chiesto di fare questo lavoro

ROMA - Ha incassato la fiducia del presidente del Consiglio e la solidarietà di molti ministri con i quali ha parlato nelle ultime ore. E dunque, niente dimissioni. Almeno per il momento. Perché Anna Maria Cancellieri è consapevole che lo scenario politico può cambiare all’improvviso rimettendo tutto in discussione e quindi costringendola a fare un passo indietro. Del resto, i parlamentari del Pdl che adesso la difendono sono gli stessi che al momento di formare il governo osteggiarono la sua nomina alla Giustizia chiedendo che in quel posto andasse un esponente del centrodestra. E tanto basta per comprendere quanto incerta e fragile sia la situazione.

La tensione sale con il trascorrere delle ore e monta anche la rabbia della Guardasigilli che continua a ripetere di «non aver nulla da aggiungere su quello che soltanto dei matti non vogliono vedere: un intervento umanitario». Ma non basta ricordare che «ho fatto lo stesso in tutti gli altri casi analoghi che mi sono stati segnalati», perché in questa vicenda pesa l’amicizia di decenni con la famiglia Ligresti, il ruolo di suo figlio che di Fonsai è stato direttore generale. Pesa soprattutto il tenore delle telefonate intercettate con Gabriella Fragni sulla detenzione di Giulia Ligresti. E dunque l’accusa di un intervento ad personam, molto diverso da tutti gli altri.
Due giorni fa Cancellieri è salita al Quirinale. I rapporti del ministro con il capo dello Stato sono stretti, la scelta di rimanere in via Arenula è stata certamente valutata con Giorgio Napolitano. E discussa a lungo, ieri, con Enrico Letta che le ha rinnovato «appoggio pieno». Quella della Giustizia è una casella chiave per il governo, le dimissioni rischiano di far franare l’intero esecutivo. Soprattutto tenendo conto che Silvio Berlusconi e i falchi del Pdl potrebbero sfruttare l’occasione e chiedere non una semplice sostituzione, ma un vero e proprio rimpasto. Lo scontro interno al centrodestra si fa ogni giorno più aspro, i cinque ministri dello schieramento hanno fatto sapere che resteranno fedeli al governo. Quanto sta accadendo potrebbe però trasformarsi nella vera insidia per Letta se fosse messo di fronte alla scelta di ridiscutere con il Cavaliere il nome del Guardasigilli e la sostituzione di altri con i suoi fedelissimi.
Si cerca allora di andare avanti, misurando comunque gli equilibri interni di ogni partito che sostiene l’esecutivo, anche in vista di un possibile voto sulla mozione di sfiducia annunciata dal movimento 5 Stelle. E nulla viene dato per scontato, tanto che da più parti si evidenzia la scelta dello stesso Letta di evitare una dichiarazione pubblica di sostegno a Cancellieri.

Di fronte a tutto questo lei tira dritto, ricordando di «non aver mai chiesto di fare questo lavoro visto che sono un prefetto, ma impegnandomi sin da subito proprio per i reclusi, per garantire loro condizioni di vita dignitose». La decisione di non modificare la propria agenda non è casuale. «Vado a testa alta, senza aver nulla da nascondere», risponde il ministro ai collaboratori che chiedono se parteciperà al congresso dei Radicali. Prima di confermare ne ha parlato con la titolare degli Esteri Emma Bonino che l’ha esortata a «resistere perché noi siamo con te». Oggi pomeriggio sarà dunque a Chianciano, parlerà proprio di carceri.

E lo stesso argomento affronterà lunedì a Strasburgo, chiamata a rispondere in sede europea dopo la condanna inflitta all’Italia per le condizioni inumane in cui vengono tenuti i reclusi. Il nostro Paese ha tempo fino a maggio per introdurre misure che possano quantomeno migliorare la situazione, Cancellieri deve illustrare gli interventi programmati. «È un appuntamento fondamentale, rischiamo una multa da milioni di euro», sottolinea. Dal giorno dopo comincerà l’iter parlamentare. Se la situazione non sarà precipitata prima, il momento chiave diventa quello di fronte alle Camere.

Quando la informano che il Pd ha chiesto «di fare chiarezza con urgenza» il ministro capisce che i prossimi giorni potrebbero essere sempre più complicati. «C’era il rischio concreto che Giulia Ligresti potesse suicidarsi, verificare la situazione era doveroso», ripete. Lo dirà in Parlamento nei prossimi giorni «e quando porteremo le prove di tutte le altre decine di verifiche che facciamo, si capirà che non c’è alcuno scandalo o favoritismo». In quella sede ricostruirà le tappe della vicenda e ribadirà che «non c’è proprio nulla di personale in questa storia e chi mi conosce bene sa che io mi metto sempre a disposizione di chi ha bisogno, ascolto le ragioni e gli appelli che mi vengono rivolti, cercando di risolvere i problemi». Chissà se sarà sufficiente.

Fonte: corriere.it

Nessun commento:

Posta un commento

Etichette

Post in evidenza

Regioni: molte spese, pochi valori

Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...