10 set 2013

Figli usa e getta. Negli USA i figli adottivi si regalano online

Genitori Usa e getta: prima adottano e poi «regalano» il figlio online a coppie a caso
La storia della liberiana Quita, fatta venire negli Stati Uniti da una coppia del Wisconsin che dopo due anni se n'è liberata

MILANO - Il primo piano di una ragazza dalla pelle scura e il sorriso smagliante, paraorecchi lilla e occhi brillanti: è questa la foto che i Puchalla, una coppia americana del Wisconsin, ha pubblicato su Internet per trovare nuovi genitori alla loro figlia adottiva adolescente, di origine liberiana. Missione compiuta, in meno di due giorni. Un’inchiesta investigativa di Reuters ha messo in luce come gli americani usino il web per abbandonare i figli adottati in Paesi lontani, affidando per sempre i bambini a estranei conosciuti su Internet, e come alcuni di questi minori subiscano in seguito gravi abusi.

LA STORIA DI QUITA
I Puchalla avevano preso Quita, una ragazza con problemi di salute e comportamentali, da un orfanatrofio in Liberia, e l’avevano tenuta per due anni. Quando hanno deciso che non ce la facevano più, hanno messo un annuncio su Internet. La coppia ha accompagnato la ragazza dai suoi nuovi «genitori» in un campo di case mobili dell’Illinois, dove nel giro di qualche ora gli adulti si sono conosciuti e passati la prole, senza l’ombra di coinvolgimento di alcuna istituzione pubblica. «Sembravano meravigliosi», ha dichiarato Melissa Puchalla a proposito degli Easons, i nuovi "custodi" di Quita. Ciò che i Puchalla non avevano voluto approfondire, l’hanno fatto i giornalisti di Reuters. Gli Easons hanno due figli biologici, sottratti alla loro custodia dalle autorità in quanto «i genitori hanno gravi problemi psichiatrici e tendenze alla violenza». La coppia in passato è stata anche accusata di abusi sessuali da bambini a cui aveva fatto da babysitter. La storia di Quita, ora ventunenne, si è conclusa all’epoca con un ritorno a casa dei «genitori » che meno di tre settimane prima l’avevano lasciata a degli estranei: è tutto ciò che hanno saputo fare le autorità, allertate da Melissa Puchalla quando gli Easons sono spariti, lasciando un cumulo di spazzatura e due cani alla catena nella piazzuola della loro casa mobile. Agli Easons non è stato contestato alcun reato, e Nicole Easons ha in seguito preso con sé un bambino di dieci anni insieme ad un uomo poi accusato di reati legati alla pornografia.

UNA PRATICA SOTTERRANEA DIFFUSA
L’inchiesta ha mostrato come quello di Quita non sia un caso isolato. Parecchi genitori americani che si pentono di aver adottato bambini difficili cercano di sbarazzarsene attraverso contatti via Facebook o altre piattaforme online. E per chi li vuole, si tratta di un metodo molto più immediato ed economico rispetto ad un’adozione formale. «Nato nell’ottobre del 2000, questo bel bambino, Rick, è arrivato dall’India un anno fa ed è ubbidiente e desideroso di piacere», si legge su uno dei 5.029 annunci analizzati da Reuters, che coprivano un arco temporale di cinque anni. In un gruppo di Yahoo! – in seguito chiuso dall’azienda insieme ad altri gruppi simili segnalati dall’agenzia giornalistica – un bambino alla settimana veniva in media pubblicizzato per il «re-homing», ossia il ricollocamento in una nuova famiglia, un termine di solito usato da chi cerca nuovi padroni per i propri animali domestici. La maggior parte di loro – oltre il 70 percento - erano stati adottatti Oltremare, e avevano tra i 6 e i 14 anni.

ASSENZA DI LEGGI E AUTORITÀ
La pratica avviene in modo molto semplice, tramite una procura autenticata da un notaio, che trasferisce la custodia del bambino. Le autorità preposte alla tutela dei minori non sono implicate. Gli scambi avvengono su un terreno scoperto da legislazione adeguata, e in alcuni casi illegalmente. Un accordo tra gli Stati americani, l’ICPC (Interstate Compact on the Placement of Children) dovrebbe in parte proteggere i minori, richiedendo la notifica alle autorità dei bambini che trovano casa in uno Stato diverso. Ma la legge è poco applicata e le conseguenze per chi la viola sono generalmente lievi o assenti. Il «re-homing» non è di base affrontato dalle legislazioni statali, federali o internazionali, e nessuna autorità negli Stati Uniti è preposta a seguire gli sviluppi delle adozioni che avvengono oltremare. «Spesso i bambini sono trattati come bestiame, e le esigenze dei genitori vengono messe davanti al benessere degli orfani che hanno portato negli Stati Uniti», si legge nel dossier pubblicato da Reuters, che oltre ad aver identificato otto gruppi su Internet dedicati allo scambio di minori, ha integrato migliaia di pagine di documenti – spesso confidenziali – da casi giudiziari, rapporti di polizia e agenzie preposte alla tutela dei minori.

Fonte: corriere.it

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