6 giu 2013

Alessandro Bertoldi, il mini Berlusconi altoatesino e la «tata» Biancofiore

Dopo l'ennesima gaffe, il 19enne commissario provinciale del Pdl bolzanino avrà la sorella dell'«Amazzone» come tutor

La «tata» di Alessandro «detto Berto» Bertoldi, il diciannovenne commissario provinciale del Pdl altoatesino, avrà da lavorare. Non c'è settimana, infatti, che il pulcino-plenipotenziario imposto al partito dalla mamma chioccia Michaela Biancofiore, la bionda amazzone berlusconiana sottosegretario alla Pubblica amministrazione, non finisca sui giornali per qualche polemica.
Prima di invocare l'altro ieri la revoca della scorta per Roberto Saviano («Ci sarebbero una decina di uomini in più a garantire la sicurezza dei cittadini e a lottare contro mafie e droghe») il giovine rampollo si era già segnalato per varie sortite. Della fondazione dell'armata azzurra (modulo d'accesso: «Dichiaro di volermi arruolare nell'Esercito di Silvio per difendere il presidente Berlusconi e combattere al suo fianco la Guerra dei Vent'anni...») si era già parlato. Di altre meno. Immeritatamente.

Collocato imberbe sul (piccolo) trono come il Caro Leader Kim Jong-un (adorato dai biografi quanto il venerato nonno: «Durante l'infanzia, grazie al suo acuto spirito d'osservazione, comprese il motivo per cui la gallina, quando beve, scrolla la testa verso l'alto...»), il baby-commissario pidiellino pensa già in grande. E prima ancora di dare (prossimamente) l'esame di maturità all'istituto Marie Curie di Pergine Valsugana, si muove già a suo agio tra i grandi del mondo. E sulla sua pagina Facebook e il sito «aleberto.wordpress.com» ha già consegnato ai posteri preziosi dettagli della sua innata umiltà.

Apprendiamo che da sempre è «impegnato per la causa della liberazione di Cuba dal castrismo-comunista». Che ha mandato al premier di New Delhi Manmohan Singh una lettera vibrante d'indignazione («Credevamo l'India fosse una nazione moderna anche dal punto di vista politico, democratico e giudiziario, probabilmente sbagliavamo...») con la richiesta di scarcerare subito i due marò: «Avete mancato più volte di rispetto all'intero Popolo italiano senza nemmeno una ragione valida...». Che «ha sostenuto alle recenti elezioni presidenziali russe Vladimir Putin direttamente anche attraverso convegni ai quali ha partecipato all'estero e in Italia e infine ha smentito ogni tipo di broglio».

«Un paio di mesi fa», ride l'ex parlamentare pidiellino Giorgio Holzmann, nemico acerrimo dell'amazzone e tra i primi a sbattere la porta, «l'amico "Berto" si è spinto a scrivere: "Ho appena rilasciato un'intervista ad Al Jazeera e adesso sento il bisogno di rilassarmi col mio cagnolino". Fantastico!». Va da sé che quando dei poliziotti irrispettosi l'avevano infastidito chiedendogli i documenti durante un viaggio in Germania, li aveva fulminati con tutti i parenti: «Ho avuto definitivamente la conferma del fatto che i tedeschi germanici siano un popolo barbaro ed inferiore... A Roma direbbero: pidocchi rifatti».

Una tesi che si richiamava a antiche ostilità, come quelle raccolte in un libro del 1915 dal titolo «Gli unni e gli altri», che portava in copertina uno scimmione con l'elmetto del kaiser. Ostilità alle quali i germanici risposero ad esempio con un manifesto del 1916 dal titolo: «Wir Barbaren!» (Noi barbari!). Dove si mettevano a confronto sui numeri coi principali Paesi europei: dall'alfabetizzazione alla pubblicazione di libri, dalla spesa per la scuola ai premi Nobel e all'assistenza ai vecchi e ai malati. Per non dire del richiamo ai tanti geni nati dai «barbari e inferiori»: da Kant a Goethe, da Dürer a Beethoven e a Gutenberg...

Sbattuto in prima pagina sulla Bild («un clown di seconda generazione») Bertoldi aveva rincarato: «Ciò che hanno, i tedeschi lo hanno imparato da noi ed il resto lo hanno copiato male. Gran poca cultura e civiltà, scarsa accoglienza». Sicuro che non fosse un giudizio un po' frettoloso? «È la quinta volta che vado in Germania, credo ormai di poterlo dire». Testuale.

A quel punto, perfino la protettrice che in questi mesi l'aveva difeso come una tigre dai mugugni interni anche dopo i risultati elettorali del 25 febbraio (6,66% al Pdl altoatesino «biancofiorizzato» alla Camera contro il 14,3 del 2008) aveva dovuto precisare: «Alessandro ha sbagliato perché a causa della giovane età reagisce ai soprusi con l'incoscienza tipica di un ragazzo della sua età, dimenticando che ricopre un ruolo politico di rilievo...». Retromarcia del commissario infante: «Credo davvero di aver esagerato nei miei giudizi nei confronti della Germania e dei tedeschi...».

Ma tranquilli: la «tata», come dicevamo, è al lavoro. E che «tata»! Per fare crescere il «suo» plenipotenziario Bertoldi e trasformarlo da Bertoldino in Cacasenno, nel senso stavolta di emanatore di saggezza, l'«on. Ss. Biancofiore» (così si firma) gli ha affiancato come «tutor» (insieme con Giovanni Morello, responsabile provinciale della propaganda) una persona di sua assoluta fiducia. Sua sorella.

Si chiama Antonella Biancofiore, fa la preside delle «Marcelline» ed è stata presentata dall' Alto Adige come «un mix tra Sos Tata e la signorina Rottenmeier di Heidi» nonché «esperta di materie economiche». Allo stesso giornale, che le chiedeva conto della faccenda piuttosto eccentrica dei «tutor» (è raro che il commissario provinciale di un partito abbia delle balie) la prof ha spiegato in una intervista irresistibile: «Gli darò delle lezioni. Cercherò di capire quello che sa e quello che non sa e dove intervenire. D'altronde, è il mio mestiere».

Ma incoronare quel ragazzo senza un minimo di esperienza, le ha chiesto il cronista, non sarà diseducativo? «Di questo non deve parlare con me. Non l'ho nominato io». «Certo, è stata sua sorella...». «So che è stata una decisione condivisa. Ma non m'intrometto. Il mio è un ruolo puramente tecnico»... Primo obiettivo, ha spiegato, far leggere all'alunno-commissario «la Costituzione italiana. Da lì non si scappa. Deve impararla a memoria». E poi? Compitini per le vacanze: «Da Keynes in avanti...»

Fonte: corriere.it

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