7 apr 2012

I soldi a Calderoli come faccio a giustificarli?. Somme a Brancher, mazzette a Belsito. Gli affari in Vaticano: «Mi posso far mandare in Eni, però meglio alla Rai, alle Poste»

ROMA - Nella ragnatela di rapporti che aveva tessuto negli ultimi anni, Francesco Belsito si muoveva con disinvoltura grazie alla gestione dei soldi. E nella sua lista di beneficiari il tesoriere della Lega aveva inserito anche Roberto Calderoli. Le telefonate intercettate e i riscontri effettuati dai carabinieri del Noe per conto dei pubblici ministeri di Napoli - Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio - svelano quanto fitta fosse questa rete. E consentono di scoprire che Stefano Bonet, l'imprenditore in affari con Belsito e adesso finito sotto inchiesta con lui per riciclaggio, aveva ottenuto commesse anche dal Vaticano mentre il tesoriere trattava un affare con Selex, società controllata da Finmeccanica. Nella lista dei politici in contatto con i due ci sono il parlamentare del Pdl Aldo Brancher che avrebbe ricevuto un contributo di 150 mila euro «per la festa del Garda» e il suo collega di partito Filippo Ascierto, «referente per i problemi con le forze dell'ordine», il leghista Francesco Speroni «che ha fatto il fondo che hai fatto tu con la Tanzania» e Gianpiero Stiffoni, componente del comitato amministrativo del Carroccio indicato dagli investigatori come uno dei destinatari «di rilevanti somme di denaro». Sono le carte processuali a rivelare che cosa sia accaduto all'interno della Lega dopo la scoperta degli investimenti all'estero decisi da Belsito e agevolati da Bonet, la preoccupazione dello stesso Belsito che precisa di poter giustificare «soltanto il 70 per cento delle spese», il ruolo di Roberto Castelli che prima chiede di poter visionare l'intera documentazione contabile e poi avvia un'indagine privata per scoprire come sia stata gestita la cassa. «Pronto a restituire 4,5 milioni» Annotano i carabinieri: «Dopo le polemiche sui media per l'investimento in Tanzania s'è creato fermento nel partito e tutti vogliono avere contezza dell'operazione e più in generale della gestione delle risorse del partito, tra questi proprio gli altri due componenti del comitato amministrativo, Castelli e Stiffoni. Proprio Castelli, di fatto, si è fatto portavoce di iniziative volte a "verificare" la regolarità degli investimenti e più in generale dei conti e del bilancio del partito. In questo senso ha avuto diversi contatti - anche riservati - e incontri proprio con Bonet per adottare strategie e acquisire informazioni sull'operazione. In questo Castelli, si è avvalso anche di Lubiana Restaini, già impiegata al ministero dello Sviluppo, e attualmente all'Ufficio legislativo della Pcm. È "vicina" al deputato Pdl Filippo Ascierto, ma soprattutto importanti sono i suoi rapporti con alcuni leghisti (Calderoli, Castelli, Galli, Rivolta) con cui ha un'assidua frequentazione. Ed è proprio la Lusiana che ha creato una serie di incontri, a Como, Milano, Roma, tra Bonet e Castelli per carpire informazioni sull'operato di Belsito e acquisire documentazione e dossier al riguardo dell'operato di Belsito». È un'attività che il tesoriere del Carroccio cerca di fermare. Al telefono con la segretaria amministrativa Nadia Dagrada li definisce «i due scemi», ma poi è proprio la donna a esortarlo «a parlare con il "capo" Bossi per far allontanare Castelli dal comitato amministrativo ed evitare così controlli sui conti e sulle uscite fatte a favore della famiglia». Belsito non immagina che a tradirlo è stato proprio Bonet. Lo scopre l'8 febbraio scorso quando viene contattato da Dagrada. Dagrada: Ti sto continuando a chiamare perché è arrivata una raccomandata di Bonet alla Lega Nord Consiglio federale, alla tua attenzione. È stata inviata anche a Castelli e Stiffoni Belsito: Aprila Dagrada: iio sottoscritto Stefano Bonet, codice, riferimento all'operazione finanziaria che ha portato al trasferimento di fondi appartenenti al partito Lega Nord sul mio conto corrente personale per la somma di 4 milioni e mezzo, nonché sul conto della società di consulenza cipriota Kris Enterprise per la somma di 1.200.000, con la presente dichiaro, la piena volontà e disponibilità nel collaborare a far rientrare i soldi nei conti del partito e in tal senso mi faccio portavoce della medesima volontà dell'avvocato Scala, amministratore della Krispa. Dichiaro inoltre la sospensione del predetto importo pari a euro 4 milioni e mezzo, non accreditato sul mio conto, ma appunto in sospeso presso la banca di Nicosia». «Come giustifico Calderoli?» Belsito capisce che la situazione sta precipitando e cerca di correre ai ripari. Ma pianifica anche una serie di richieste e ricatti per assicurarsi il futuro: «Mi posso far mandare in Eni, però meglio alla Rai, alle Poste». In realtà è preoccupato di non riuscire a ricostruire ogni spesa e il 26 febbraio si sfoga con Dagrada. Belsito: Quelli di Cald (Calderoli), come faccio? Come li giustifico quelli? Dagrada: Ma quello è un... nella cosa che c'hai, quello non è un grosso problema! Nell'arco dell'anno non è un problema quello, è un problema quello di tutto il resto! Però t'ho detto, bisogna fare i conti precisi! Già da settimane Bonet ha accettato di incontrare alcuni esponenti della Lega, in particolare Castelli. Il primo appuntamento risale al 3 febbraio scorso quando i carabinieri registrano una telefonata tra i due. Castelli: Signor Bonet, buongiorno è Castelli. Bonet: Onorevole buongiorno. Castelli: Senta per l'appuntamento di oggi io le proponevo la sala vip della Sea, potrebbe andarle bene? Bonet: La Sea, cioè aeroporti Castelli: Lì a Linate? Bonet: Linate va bene. A Bonet viene proposto di incontrare anche Roberto Maroni, ma non se ne fa nulla e lui continua a dialogare con Castelli. E il 22 marzo scorso, parlando con Romolo Girardelli (il procacciatore d'affari indicato come referente della cosca De Stefano che era socio di Belsito), gli racconta l'esito dei colloqui. Annotano i carabinieri: «Bonet riferisce che il partito dopo aver ricevuto la restituzione dei residui dei fondi Tanzania e gli altri soldi da Bonet, vuole coprire Belsito. Bonet poi precisa che farà una denuncia contro Belsito per le tangenti prese da Fincantieri». Effettivamente per anni i tre hanno avuto contatti con numerose aziende per ottenere commesse. Nella lista degli intermediari era stato indicato anche il geometra Marcello Ferraina, candidato per la Lega all'europarlamento, che però precisa «di non aver mai incontrato, né conosciuto Belsito». Affari in Vaticano e con Fincantieri Tra i filoni che saranno approfonditi c'è quello che porta direttamente alla Santa Sede. Nell'informativa i carabinieri svelano che «Bonet e la Restaini collaborano con Andromeda, l'associazione per la sicurezza di Filippo Ascierto, sede anche dell'unità locale di "Polare" (una delle società di Bonet) a Roma. Insieme stanno costituendo a Roma un osservatorio per la pubblica amministrazione da affiancare a "Polare". Dopo vari incontri, insieme a don Pino Esposito, l'arcivescovo Zygmunt Zimoswki e altri soggetti, hanno in atto trattative per vari progetti con le strutture sanitarie del Vaticano e per alcuni investimenti in Paesi dell'Est Europa da realizzare con "Polare". In una telefonata intercettata Bonet dice: "Quello che stiamo facendo sul Vaticano, centoventitremila cliniche nel mondo sotto il controllo del Vaticano che oggi non controlla niente" e dice "facci l'Osservatorio sull'innovazione" e da domani parte"». Un altro affare trattato dal gruppo fa emergere «il ruolo strategico di Belsito in Fincantieri, il quale per agevolare la società "Santarossa Spa" che produce arredamenti per la casa ed anche per il settore navale veniva pagato regolarmente da questi con la copertura di un contratto di lavoro (ieri con una nota Fincantieri ha smentito di aver mai pagato commesse o tangenti, ndr ). Infatti qualche giorno prima Belsito aveva ricevuto altri 15.000 euro da questi. E Santarossa ha riferito di aver tirato fuori più di 1.500.000, di euro nell'ultimo anno per Belsito e per l'amministratore di Fincantieri Giuseppe Bono». Fonte: corriere.it

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