5 ago 2011
San Raffaele, in Procura l'archivio segreto di Cal
Le carte in una villa in Brianza. In cantina dodici scatoloni la contabilità del gruppo e delle società estere
MILANO - Dodici scatoloni nella cantina di una villetta in Brianza, a Bernareggio, provincia di Monza. È stato trovato l'archivio segreto di Mario Cal. Il vicepresidente dell'ospedale San Raffaele si era suicidato il 18 luglio sotto l'ufficio di don Luigi Verzé, fondatore del polo sanitario milanese. Le carte pochi giorni fa sono state prelevate dalla villa a due piani, in cui la moglie di Cal aveva una mansarda, e portate alla Procura della Repubblica di Milano, dove i pm Luigi Orsi e Laura Pedio hanno aperto un'inchiesta sull'insolvenza del San Raffaele (un miliardo di debiti).
Ora quei documenti potrebbero rappresentare una svolta per le indagini. Potrebbero aprire nuovi orizzonti perché il braccio destro di don Verzé si occupava della gestione diretta, e se c'era da sporcarsi le mani era lui a farlo. Aveva le chiavi di tutti gli affari, teneva le fila (e la cassa) dei rapporti con il mondo politico. Ce ne sarà traccia nelle carte sequestrate?
La spunta è lunga, molte operazioni dovranno essere ricostruite e riscontrate. Anche per questo, probabilmente, è stato più volte sentito dai pm il direttore finanziario Mario Valsecchi, in qualità di testimone. La natura delle operazioni in esame e le ipotesi di reato sottese (false fatturazioni e appropriazione indebita) dovrebbero trasformare Valsecchi, a sua garanzia, da testimone a indagato già dai prossimi interrogatori.
Se Cal era il vice di don Verzé, Valsecchi era il vice di Cal. Conosce molto bene le dinamiche dei rapporti con i fornitori ma anche i flussi finanziari con le controllate estere. Per dirlo chiaro: se esiste il «nero», cioè una sistema contabile parallelo e coperto, come hanno riferito al Corriere fonti vicine a Cal e don Verzé, Valsecchi lo dovrebbe sapere. Tra le relazioni «chiacchierate» (e quindi da approfondire per diradare le ombre) c'è quella con la Metodo Costruzioni che ha diversi appalti in essere (tra Milano e Olbia) con la Fondazione Monte Tabor, la holding del San Raffaele. Metodo è posseduta dal figlio di Pierino Zammarchi, ex socio di don Verzé nella Edilraf da cui è uscito con modalità (e soldi) che sono oggetto di indagine.
Quanto alla scoperta dell'archivio un fatto è certo e significativo: Cal ha messo insieme gli scatoloni con un certo criterio, non raccogliendo alla rinfusa documentazione dall'ufficio. Pare abbia selezionato gli argomenti. Sapeva di essere al centro della bufera, sentiva che tutte le colpe stavano ricadendo sulle sue spalle. Percepiva l'isolamento verso cui stava dirigendosi. Probabilmente intuiva che sarebbero finiti sotto i riflettori anche gli affari di sua moglie (pompe funebri) con l'ospedale.
Fin lì era stato il garante di un sistema che si teneva insieme grazie al feeling con i fornitori, a molti equilibrismi contabili e alle pubbliche relazioni di don Verzé, amico di potenti e politici, Silvio Berlusconi in primis.
Temeva, Cal, di non potersi difendere. Così ha caricato gli scatoloni con razionalità, ha avuto tempo per farlo. Era un manager vecchia maniera: pile (di carta) più che file . La memoria di anni di lavoro la si misura in chili di cellulosa più che in byte di memoria. Aveva il telefonino ma non lo usava quasi mai. Si procurò un pc portatile, prima di lasciare l'ufficio, nel quale scaricò la posta elettronica. Ma questo è normale per chi abbandona un incarico, in un'azienda in crisi e con la magistratura alle calcagna.
Meno normale che in casa Mario Cal avesse le fotografie dei faldoni dell'ufficio con l'intestazione di alcune società del gruppo. Qual era il senso? Un manager, per quanto affezionato all'ufficio, non va in giro con le foto dei raccoglitori. Segnali? Messaggi? Tra le foto c'è sicuramente quella del dossier Airviaggi, ovvero la società titolare del jet acquistato in Nuova Zelanda. Un costo esagerato e un buco clamoroso dietro il quale, in realtà, vi sarebbe il finanziamento a un politico lombardo.
Fonte: corriere.it
Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo, inciampo. Il significato più antico del termine rinvia ad azioni o discorsi che danno cattivo esempio.
Nell'accezione corrente uno scandalo è l'effetto di un'azione che, una volta divenuta di pubblico dominio, causa un turbamento della sensibilità morale pubblica, prevalentemente in materia di sesso, denaro ed esercizio del potere. Il turbamento deriva in genere, più che dall'infrazione di singole norme, dal fatto che le azioni considerate "scandalose" sono caratterizzate da una commistione impropria delle categorie citate, che tale commistione è stata resa pubblica e/o che le azioni "scandalose" hanno com protagonisti personaggi pubblici.
I motivi di scandalo variano quindi in funzione delle epoche, delle culture e delle classi sociali in cui tali comportamenti vengono messi in atto e resi noti. Essendo la notizia pubblica di un fatto il motore principale dello scandalo, nella società moderna essi vengono frequentemente amplificati - e spesso costruiti - dai media, che promuovono a scandalo (cioè a questione etica di interesse generale) pettegolezzi sulla sfera privata (familiare, affettiva, sessuale) di persone note.
Gli ambiti in cui possono avvenire gli scandali sono i più vari, in ambito politico-finanziario possono riguardare episodi di corruzione e abuso di potere; in ambito privato possono riguardare l'infedeltà coniugale, la sessualità o l'omosessualità delle persone coinvolte, l'abuso fisico a danni di soggetti deboli (es. la pedofilia); in ambito sportivo è spesso motivo di scandalo una condotta sleale (ad esempio, casi di corruzione e doping).
Concernendo azioni "discutibili", molto spesso gli scandali hanno conseguenze politiche e giudiziarie. Ancor più spesso vengono strumentalizzati a scopo politico o economico.
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