25 giu 2010

La Procura di Roma: processare Vittorio Emanuele e altri cinque imputati

Arriva davanti a gup la vicenda legata a riciclaggio e gioco d'azzardo che portò in cella il principe nel 2006

ROMA - Vittorio Emanuele di Savoia e altre 5 persone avrebbero messo in piedi, a partire dal 2004, un’associazione per delinquere «impegnata nel settore del ’gioco d’azzardo fuori legge’, attiva nel ’mercato illegale dei nulla osta’ per videopoker procurati e rilasciati dai Monopoli di Stato attraverso il sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso». La Procura di Roma, con il pm Andrea De Gasperis, ha chiesto il rinvio a giudizio del principe, ritenendo che l’organizzazione da lui guidata era «dedita anche al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecita tramite l’instaurazione di relazione con Casinò autorizzati, a cominciare da quello di Campione d’Italia con cui Savoia e altri imputati avevano ’instaurato un rapporto stabile’ che prevedeva l’impegno (di uno degli altri imputati) di coinvolgere, «con l’evidente finalità di farli giocare, facoltosi personaggi siciliani», suoi amici.

DA POTENZA A ROMA - La vicenda è quella per la quale, nell’estate del 2006, Vittorio Emanuele fu arrestato e finì in carcere, a Potenza. Vi rimase una settimana. Poi gli furono concessi i domiciliari. Era il ’Savoiagate’, l’inchiesta nata a Potenza nel 2006 e condotta dal pm Henry John Woodcock, poi trasferita a Roma lo scorso febbraio quando lo stesso tribunale lucano dichiarò la propria incompetenza territoriale accogliendo un'istanza della difesa del principe. Il 14 luglio prossimo sarà il gup, Marina Finiti a pronunciarsi sui rinvii a giudizio sollecitati dalla procura. Vittorio Emanuele, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti contestati, rimase in carcere per una settimana.

GLI ALTRI IMPUTATI - Insieme con Vittorio Emanuele di Savoia sono sotto accusa l’imprenditore messinese Rocco Migliardi detto ’Rocco delle macchinette’ («soggetto legato alla criminalita’ organizzata», stando al capo di imputazione), il suo braccio destro Nunzio Laganà, Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca, ritenuti dall’ufficio dell’accusa, organizzatori della ’holding del malaffare’. Per la difesa semplici collaboratori del principe o persone che avevano cercato di accreditarsi nel suo entourage.

Fonte: corriere.it

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