5 mar 2010

Il prezzo della corruzione: la «cricca» degli appalti funzionava così.

Il gip: «Balducci e De Santis hanno riservato agli amici lucrosi incarichi, che altrimenti non sarebbero stati loro conferiti. La "mossa Cerruti" è un esempio»

FIRENZE - Due le nuove ordinanze di custodia cautelare chieste dalla procura di Firenze e disposte dal giudice Rosario Lupo nell'ambito dell'inchiesta sui grandi appalti: in manette, la scorsa notte, sono finiti Francesco De Vito Piscicelli, l'imprenditore che secondo gli atti dell'inchiesta, sarebbe l'anello di collegamento tra la Ferratella e la Btp (e quello che rideva insieme al cognato del terremoto all'Aquila) e l’avvocato romano Guido Cerruti, dello studio legale che curava gli affari della scuola dei Marescialli e dei Nuovi Uffizi grazie ai suoi rapporti con il Ministero. Il gip di Firenze ha disposto un'ulteriore misura cautelare, notificata in carcere all’ex presidente del Consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci e a Fabio De Santis, ex funzionario della Ferratella diventato poi provveditore alle opere pubbliche della Toscana.

LE ACCUSE - Concorso in corruzione continuata e aggravata: è l’accusa che ha portato alle nuove quattro misure cautelari. Nella nuova ordinanza del gip di Firenze si descrivono le attività di Angelo Balducci e Fabio De Santis per pilotare alcuni appalti e le «utilità » - promesse di tangenti e favori - che, in cambio avrebbero ricevuto da alcuni imprenditori. Nell’ordinanza si dice che i «pubblici ufficiali» Angelo Balducci e Fabio De Santis «si impegnavano» ad affidare a «impresa riferibile» a Riccardo Fusi, ex presidente della Btp, al suo vice alla Btp Roberto Bartolomei e all’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli, appalti nell’ambito dei 150 anni dell’Unità d’Italia e del G8 alla Maddalena, e «a far ottenere alla Btp l’appalto» per la scuola Marescialli dei carabinieri (gara vinta dalla Btp poi però estromessa). In cambio, quale «retribuzione» Balducci e De Santis «accettavano, previa intermediazione di De Vito Piscicelli» che li metteva in contatto con Fusi e Bartolomei, «la promessa di quest’ultimi della corresponsione di una somma di denaro (contrattata da De Vito Piscicelli con Fusi)». A De Santis, con riferimento alla scuola Marescialli, si contesta inoltre, «l’utilità» consistita nella sua nomina a provveditore per le opere pubbliche della Toscana, «essendosi Fusi e Balducci adoperati per far conseguire a De Santis» la nomina «a tal fine avvalendosi dell’onorevole Verdini» che, su loro sollecitazione, «agendo nell’ambito del suo ruolo politico-istituzionale, si attivava presso gli organi competenti per la nomina».

BARTOLOMEI LASCIA LA VICEPRESIDENZA BTP - Intanto, ha lasciato la vicepresidenza della Btp spa oltre che l’incarico di consigliere delegato dell’impresa di costruzioni fiorentina, Roberto Bartolomei, indagato dalla procura di Firenze. Bartolomei, che risulta coinvolto nell’inchiesta che ha portato alle nuove quattro misure cautelari per corruzione, ha formalizzato le sue dimissioni con una lettera inviata al presidente di Btp, Armando Vanni - nominato dopo che Riccardo Fusi, indagato per l’inchiesta sui grandi eventi e la scuola marescialli, ha lasciato l’incarico il 18 febbraio scorso -, e al presidente del collegio sindacale, Renzo Maragotto.

IL SISTEMA - Una parcella in bianco, come «attestato di stima». In realtà, secondo il giudice Rosario Lupo, un tassello per assicurarsi una tangente. È quello che in sostanza Guido Cerruti, l’avvocato romano da stanotte ai domiciliari per le vicende legate all’inchiesta sugli appalti grandi opere, propose all’imprenditore Riccardo Fusi, allora patron della Baldassini-Tognozzi-Pontello, oggi indagato, come compenso per la propria prestazione professionale. Un incarico finalizzato, secondo i magistrati, a mettere le mani sui lavori della scuola Marescialli dei carabinieri.

LA «MOSSA CERRUTI» - È quanto emerge dalle intercettazioni allegate all’ordinanza del gip, che indica quest’aspetto come una «anomalia», ritenendo che «la "mossa Cerruti" non sia altro che il modo per crearsi la provvista per il pagamento della tangente». Dopo una serie di contatti telefonici, il primo il 2 marzo 2009, su mandato di Angelo Balducci e Fabio De Santis, i due funzionari pubblici in carcere, Cerruti vede Fusi la prima volta il 26 marzo. Seguono una serie di contatti, fino al conferimento di un incarico da parte di Fusi a Cerruti. Ma quest’ultimo non indica al cliente l’entità del compenso e Fusi gliene chiede conto in una telefonata il 16 aprile 2009: «Telefonavo per il discorso del suo incarico... però dicevo, bisognerà vedersi un attimo io e lei come... perchè qui è in bianco. Come faccio a firmarlo?». Cerruti risponde: «Ho capito, ma guardi è un attestato di stima e fiducia che io penso che di più... forse a lei non gli è mai successo». E più oltre aggiunge: «Lei metta quello che ritiene opportuno... la firma e me la manda (...) sperando sempre come ho detto a Fabio che questo sia l’inizio di una lunga e proficua collaborazione».

«LA PROVVISTA PER IL PAGAMENTO DELLA TANGENTE» - Scrive il giudice nell'ordinanza:«Ritiene questo giudice che la "mossa Cerruti" non sia altro che il modo per crearsi la provvista per il pagamento della tangente». Illustrando la consulenza legale affidata dalla Btp a Cerruti per un contenzioso fra ministero e impresa, il gip sottolinea come sia «la controparte pubblica» - Balducci e De Santis - «che suggerisce a Fusi quale legale nominare», cioè Cerruti. «Balducci e De Santis - scrive il gip riportando quanto sostenuto dai pm nella richiesta di misura cautelare - hanno riservato agli amici lucrosi incarichi, che altrimenti non sarebbero stati loro conferiti; con riferimento all’incarico professionale in favore di Cerruti i pm sostengono anche che parte del compenso sarebbe dovuto andare proprio ai due pubblici funzionari e sicuramente l’inutilità dell’incarico e la sproporzione del compenso, rispetto all’effettivo contributo di Cerruti, sono indizi gravi, precisi e concordanti in tale direzione». Del resto, continua il gip, «le tangenti in denaro hanno sempre una giustificazione contabile; e anzi, la prassi giudiziaria insegna che spesso le provviste si ottengono attraverso false fatturazioni e false consulenze». «Ulteriore indizio circa la destinazione di parte del compenso ai pubblici funzionari è che dalle intercettazioni emerge che Cerruti, pur contrattando il compenso con Fusi, tiene al corrente De Santis di tutti i passaggi della trattativa sul punto; tale stranezza si spiega solo con il cointeresse di De Santis».

IL PERSONAGGIO CHIAVE - Secondo il giudice, «le modalità del conferimento dell’incarico, gli anomali rapporti tra Cerruti Balducci e De Santis» sono «tutti elementi che inducono ad affermare che una parte di detto compenso stabilito in favore del Cerruti è destinata agli stessi Balducci e De Santis. D’altro canto, in conferimento dell’incarico a Cerruti costituisce una rilevantissima (illecita) utilità economica che i funzionari Balducci e De Santis ottengono, nell’interesse di un terzo, nel mentre che continuano a compiere atti contrari ai propri doveri di ufficio e a favore della Btp. Dunque, si versa nell’ambito della condotta criminosa di corruzione». Un profilo di «anomalia - scrive il gip - è costituito dal fatto che il Cerruti non indica al Fusi il prezzo del suo compenso, bensì invita il Fusi medesimo a stabilire tale prezzo; dunque, palesa sicuri connotati di illiceità lo sproporzionato importo del compenso professionale pattuito, quantificabile in diversi milioni di euro, a fronte di un impegno professionale comunque assai delimitato». Il gip definisce Cerruti «un personaggio chiave» e «un soggetto che gestisce indebitamente un potere enorme» ricordando come il suo ruolo, così come emerge dalle intercettazioni, sia «trasversale: egli, ad esempio, pilota il conferimento degli incarichi di consulenza ad opera della Camera arbitrale dei lavori pubblici di Roma».

Fonte: corrierefiorentino.corriere.it

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