24 feb 2010

Riciclaggio, via agli interrogatori. «Somme rilevanti a Di Girolamo»

Rubini dal Gip. Il senatore pdl ascoltato dalla Giunta per l'immunità: «Voglio conoscere le carte»

MILANO - Primi interrogatori di garanzia a Regina Coeli all'indomani della maxi-operazione (52 ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro ai domiciliari) che ha preso spunto da un presunto maxi-riciclaggio da circa due miliardi di euro che sarebbe ruotato intorno ad operazioni eseguite da Fastweb e Telecom Italia Sparkle. A tenere gli interrogatori è il Gip Aldo Morgigni, lo stesso che ha firmato i provvedimenti restrittivi. Ancora ricercato Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb ed ex amministratore delegato della società; tra gli arrestati Stefano Mazzitelli, già amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, mentre una richiesta di custodia cautelare è stata sollecitata per il senatore Nicola Di Girolamo (Pdl), del quale si sospetta che l'elezione sia avvenuta grazie all'intervento della criminalità organizzata. Nell'inchiesta, culminata nella richiesta di commissariamento delle due società Tlc, sono coinvolti anche l'attuale amministratore delegato di Fastweb Stefano Parisi e Riccardo Ruggiero, presidente del Cda di Telecom Sparkle.

DI GIROLAMO - Nel corso dell'interrogatorio di garanzia il commercialista Fabrizio Rubini ha raccontato di aver versato molti soldi, anzi «somme rilevanti» a favore del senatore Nicola Di Girolamo. Anche Rubini è stato raggiunto martedì dall’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 56 persone ed è accusato di riciclaggio transnazionale. Il senatore del Pdl è stato ascoltato in mattinata dalla Giunta per le elezioni e l'immunità, alla quale ha chiesto di poter prendere visione delle carte dell'inchiesta che lo riguardano «perché le indicazioni fornite dai giornali sono parziali per imputazioni così gravi come quelle che mi vengono rivolte», ha spiegato il parlamentare. «La Giunta si è riservata di rispondere e a breve sapremo - ha aggiunto -. Sono stato accusato di essere camorrista è una cosa incredibile. È impossibile: sono stato in Calabria una sola volta, un solo giorno ospite di un collega avvocato calabrese, che conosco da vent’anni e che mi ha organizzato un meeting elettorale». «Sono sostenuto. Mi sento sostenuto e sono certo che la verità verrà fuori sia rispetto alle Istituzioni, sia rispetto al Senato, sia rispetto alla Magistratura» ha aggiunto Di Girolamo, che in mattinata aveva spiegato di non aver mai avuto contatti «né con la mafia, né con la 'ndrangheta, né con la camorra».

MOKBEL - La richiesta di arresto firmata dal Gip per Di Girolamo fa luce anche sulla figura di Gennaro Mokbel, segretario del Partito federalista con trascorsi vicini all'estrema destra eversiva e amicizie nella banda della Magliana . Secondo il Gip, Mokbel ebbe contatti «con primari esponenti della scena politica nazionale» per trovare «un posto» alla candidatura dell'esponente del Pdl. Dalle conversazioni intercettate e dai contatti che il Mokbel ebbe, emerge che l'unico «posto disponibile» per Di Girolamo fu nelle liste per il Senato circoscrizione italiani residenti all'estero. In una delle intercettazioni di Mokbel con Di Girolamo si legge: «Dobbiamo trovare un altro partito dove infilarti, perché ieri sera qui è venuto: il senatore De Gregorio, l'onorevole Bezzi, tutti quanti si so messi a taranterellà. Però, siccome De Gregorio è l'unico che ha l'accordo blindato con Berlusconi... Cioè si presenta in una delle liste...». «... So successi de tutti accordi, e poi fanno la segreteria nazionale, non io, allora io adesso preferisco vedere se te trovo la strada sempre per Forza Italia, che sarebbe ancora meglio, domani mi viene la persona in ufficio...».

BERRIOLA - Tra gli interrogati a Regina Coeli anche il maggiore della Guardia di Finanza, Luca Berriola. «Il nostro assistito ha respinto tutte le accuse, professando la sua piena innocenza» hanno detto i suoi legali Gustavo Pansini e Nicola Chinappi. «Ora dovremo lavorare sulle carte - hanno concluso - un'imponente mole di circa 130 faldoni».

SWISSCOM - Quanto a Fastweb, la controllante Swisscom ha comunicato di aver «preso atto delle indagini e delle accuse formulate dalle autorità italiane. Al momento dell'acquisizione di Fastweb nel 2007, Swisscom era a conoscenza dell'indagine per evasione fiscale che si era verificata fra il 2003 ed il 2006». In particolare, ha spiegato il gruppo svizzero in una nota, «Swisscom sta attualmente conducendo un'indagine approfondita in merito alle possibili implicazioni collegate agli ultimi sviluppi. Swisscom e Fastweb hanno offerto la loro piena collaborazione agli inquirenti». Il comunicato di Swisscom ripercorre le tappe della vicenda, spiegando che fra il 2003 e il 2006, «Fastweb ha acquistato e venduto servizi da fornitori italiani, con l'Iva inclusa nel prezzo d'acquisto. Nel gennaio 2007, Fastweb ha reso nota l'esistenza un'indagine nei suoi confronti. Secondo le accuse, i venditori hanno dato luogo a queste transazioni solo per evitare che quell'Iva, pagata da Fastweb, venisse poi versata al Fisco. Come risultato di questa indagine, è emerso che Fastweb non è mai stata pienamente rimborsata dell'Iva». La società svizzera ribadisce quindi che «al tempo dell'acquisizione di Fastweb nel 2007, Swisscom era a conoscenza delle indagini. Secondo due diversi pareri da studi di consulenza, le transazioni erano corrette e Fastweb aveva quindi il diritto alla restituzione dell'Iva. Tenendo conto delle informazioni disponibili al tempo, il rischio che l'Iva non potesse venire recuperata è stato contabilizzato nel prezzo d'offerta per l'acquisto di Fastweb». Swisscom si dice quindi «sorpresa dagli ultimi sviluppi: l'indagine è stata estesa a ulteriori soggetti. Sono stati emessi ordini di cattura contro 56 persone, fra cui 5 persone dell'ex management di Fastweb». Le accuse di violazione delle norme Iva, per un totale di due miliardi di euro di cui 40 milioni per Fastweb, sono state «integrate con accuse di riciclaggio di denaro sporco». La nota si chiude spiegando che i pm hanno chiesto il commissariamento per Fastweb, una soluzione che «secondo gli elementi in possesso al momento non pregiudica la continuazione delle attività aziendali».

Fonte: corriere.it

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