2 ott 2009

Comune e "Napoli Servizi", un pozzo senza fine: storia da 32 milioni di debiti

Fatture «a prestazione» e autocontrollo della società. Realfonzo: ho lottato per cambiare la convenzione

NAPOLI — «Un’azienda è un insie­me di persone che condividono an­che impegno, passione e valori». Bel­lo slogan, vero? È quello di «Napoli Servizi Spa», il colosso societario del Comune di Napoli che gestisce la puli­zia di 450 immobili comunali e 1,7 mi­lioni di metri quadri di giardini pub­blici, ma che si occupa anche di infor­matizzazione e gestione dati. Mille­quatrocento dipendenti e un bilancio milionario. Un sito web ben curato racconta di una società fiore all’occhiello dell’am­ministrazione comunale, «una delle multiservizi più importanti del Mezzo­giorno » è scritto. Bilanci in attivo, 1400 e passa lavoratori, commesse a destra e a manca. Un’azienda pubblica multiforme e multifunzionale. Non ci credete? Vergogna, lettori di poca fede.

Scorrete ancora il sito e sfre­gatevi le mani, perché Napoli Servizi «progetta e fornisce servizi integrati di facility management, sollevando il committente da incombenze non strettamente necessarie (...)»; si occu­pa di «manutenzione edile e impianti­stica, servizi di custodia, vigilanza, tra­sporto persone, facchinaggio, igiene». E non è finita qui: «Si affiancano ad attività di gestione delle pratiche rela­tive al condono edilizio e a quelle di supporto agli uffici dell’ente». Una specie di miracolo manageriale pubblico nella città dove le strade so­no mulattiere, l’erba dei giardini (quando c’è) è incolta e sporca, i palaz­zi pubblici cadono generalmente a pezzi, pulizia e derattizzazione sem­brano parole in libertà che qualche po­vero illuso si ostina a ripetere. In effet­ti, come riconosce la stessa società, si sta operando lungo «un percorso diffi­cile ma ambizioso». Del resto, il bilan­cio societario è perfettamente in rego­la: attivo. Qualcosa però in questi anni dev’es­sere andato storto a giudicare dall’in­dignazione dell’assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo. Al punto che ieri, in una lettera al Corriere del Mezzo­giorno , l’assessore ha descritto la si­tuazione nella sua tragica sintesi: «Il rapporto con questa società (Napoli Servizi, ndr ) è stato sin qui assai in­soddisfacente: si pensi che solo nel 2008 da esso sono scaturiti circa 40 milioni di euro di debiti fuori bilan­cio ».

Quaranta milioni di euro, ossia 80 miliardi delle defunte lirette, mica bruscolini. Con tutti quei soldi pubbli­ci spesi lo stadio San Paolo dovrebbe brillare come un gioiellino, gli edi­fici pubblici del centro storico offrire facciate linde e pulite. Lasciamo stare. E torniamo ai conti, ovviamente sem­pre quelli del Comune. Pensate che per il 2009 vada meglio? Niente affat­to. Nel bilancio previsio­nale dell’amministrazio­ne partenopea sono stan­ziati 53 milioni, di cui quasi 10 per aumento di capitale della Napoli Servi­zi. Al 31 agosto di quest’an­no i debiti fuori bilancio ascrivibili alla società ammon­tano a circa 32 milioni di euro. Questo significa, al netto di tutta una serie di operazioni contabili dif­ficilmente spiegabili in poche righe, che per la Napoli Servizi l’amministra­zione ha messo in bilancio circa 60 mi­lioni di euro. Un pozzo senza fondo. Un’emorra­gia difficilmente controllabile. In quel­l’aggettivo c’è la storia della Spa. Co­me funziona? Realfonzo denuncia che la sua «linea di rigore sta incontrando non poche resistenze». L’assessore che deve presentare la manovra di equilibrio 2009 scrive: «È inutile nega­re che questa linea di rigore nella ge­stione del bilancio comunale incontra non poche resistenze da parte di setto­ri pubblici e amministrativiche si illudono ancora di poter prosperare grazie alla espansione dei debiti fuori bilancio, agli sprechi e all’erogazione di prebende verso una città in gravissi­mo affanno». Offre dunque più di un indizio a chi voglia capire.

In effetti l’inghippo sta tutto, nero su bianco, nella convenzio­ne stipulata in origine tra Comune e Napoli Servizi. Chi monitora ad esem­pio i servizi erogati? Chi si occupa di stabilire se sono stati eseguiti in ma­niera soddisfacente? Semplice, recita l’articolo 8 della convenzione: c’è l’au­tocontrollo da parte della società. Chi paga? Il Comune, sempre e co­munque, «a prestazione». Recita infat­ti l’articolo 10 della convenzione: «i corrispettivi saranno liquidati mensil­mente previa emissione di almeno due fatture». Stop. Si fa il lavoro, si emette fattura e Palazzo San Giacomo paga. Un sistema che a Realfonzo non dev’essere piaciuto troppo se è vero che l’assessore ha cercato, in tutti i modi di rivedere la convenzione. Dun­que non c’è analisi dei costi, ma non c’è neanche un budget concordato. Realfonzo ha messo le mani in questa minestra, scottandosi. In giunta, infatti, è passata, su sua indicazione, la modifica della convenzione. La nuova, in buo­na sostanza, vuole raggiungere due obiettivi: stabilizzare i co­sti con l’approvazione di un piano finanziario annuale e triennale sulla base di un detta­gliato piano delle prestazioni e soprattutto controllare cosa pa­gano i cittadini. Il pagamento a consuntivo dovrebbe evitare i 40 milioni di debiti fuori bilancio del 2008 e i 32 dei primi otto mesi di que­st’anno. Non solo. Adeguare statuto e con­venzione della Napoli Servizi alla nor­mativa nazionale ed europea relativa alle società affidatarie di servizi in house, significa riportare a Palazzo San Giacomo il controllo di tutti gli al­tri. Ed eliminare il rischio, che c’è in tutte le ex municipalizzate o miste, di diventare isole felici, dove prolifera so­lo la politica, le assunzioni si fanno senza concorso e la trasparenza è un surplus evitabile. Riuscirà Realfonzo nella sua impresa? Riuscirà a far ri­sparmiare un bel po’ di soldini pubbli­ci a un’amministrazione che ha impo­sto ai napoletani l’odioso aumento del­la Tarsu al 60% in più? Riuscirà a salva­guardare anche i millequattrocento e passa posti di lavoro nella Napoli Ser­vizi, come auspica lui, assessore di si­nistra doc? Magari riuscendo ad offri­re alla città un po’ di aiuole più verdi e più puliti. Perché in fondo «un’azien­da è un insieme di persone che condi­vidono anche impegno, passione e va­lori » .

Fonte: corriedelmezzogiorno.it

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