26 set 2008

Castelvolturno, abusi e rifiuti, ma il sindaco si crede a Malibù

Lungo la Domiziana Gli ambientalisti hanno censito dodicimila costruzioni illegali

Non c'è Paris Hilton e Francesco Nuzzo dà la colpa a immigrati e camorra

Ma ve li vedete Richard Gere e Paris Hilton vivere tra le orrende palazzine abusive che infestano la sgarruppata via Domiziana? Eppure questo ha detto il sindaco, a nome dei suoi concittadini: senza la camorra e gli immigrati Castelvolturno sarebbe, testuale, «la Malibù d'Italia». Prova provata che la mancanza di senso autocritico e l'antico vizio italico di cercare sempre dei capri espiatori hanno raggiunto ormai vette un tempo inarrivabili.

Ma certo che c'è la camorra, in quella che un tempo era chiamata la Campania Felix sulla costa a nord-ovest di Napoli. Lo dicono le inchieste delle magistratura, le periodiche ondate di arresti, lo scioglimento nel 1998 del consiglio comunale per sospette infiltrazioni mafiose. Ma soprattutto le cronache di sparatorie, retate, ferimenti e morti ammazzati in questi anni d'inferno. E non c'è dubbio che, come dice il primo cittadino di Castelvolturno, che si chiama Francesco Nuzzo, fa il magistrato ed è stato eletto alla guida di una lista di centro-sinistra, l'immigrazione nell'area è stata gestita in questi ultimi decenni in maniera scellerata. Basti ricordare che perfino Don Antonio Palazzo, che aveva speso un pezzo di vita ad aiutare gli extracomunitari e si era inventato i tesserini Caritas con nome, foto e data consentendo a migliaia di clandestini di dimostrare che erano in Italia da tempo e avevano diritto alle sanatorie, arrivò a scongiurare il governo di dire basta: «I nuovi clandestini vanno buttati fuori». Portava i cronisti lungo la Domiziana e sospirava: «Guardate: cinquecento prostitute in pochi chilometri. Una ogni cinquanta metri. Parte per parte. E sono le undici di mattina. Figuratevi la sera. Non fai venti metri senza vederne una. Non si può andare avanti così. D'estate alcune vengono mandate a battere nude. Ma proprio nude. Senza un filo d'erba addosso». Un degrado spaventoso. E ha ragione Nuzzo a sfogarsi con «la Stampa» dicendo che «i governi degli ultimi anni non hanno mai affrontato» seriamente il problema di questa «polveriera» e che lo Stato «non è uno Stato se non protegge i suoi cittadini, non è in grado di estirpare il cancro della camorra e controllare l'immigrazione». Dove è impossibile essere d'accordo è quando dice che, senza quelle due zavorre, «Castelvolturno potrebbe essere un luogo stupendo. Potrebbe diventare una località turistica formidabile: la Malibù d'Italia». Ma dai! Avete mai visto come è stato ridotto dai suoi stessi abitanti il litorale domizio descritto da Plinio il Vecchio e Wolfgang Goethe e Charles Dickens («Una strada piana che si allunga in mezzo a viti tenuti a tralci che paiono festoni tirate da un albero all'altro») con occhi di ammirato stupore?

La Domiziana, scrive Patrizia Lonz, una studiosa campana che ha dedicato a questi luoghi devastati una bella tesi, «è un lungo nastro d'asfalto ai cui lati si vedono fabbriche dismesse e hotel abbandonati» e mille testimonianze di una «folle speculazione edilizia che ha trasformato questa terra rendendola ricettacolo del degrado, dell'immigrazione e della criminalità» azzerando ogni possibilità di uno sviluppo turistico. Lo scrive, in «Gomorra», anche Roberto Saviano: «Nessun piano regolatore sulla costa domizia, nessuna licenza. Allora le villette da Castelvolturno a Mondragone sono divenute i nuovi alloggi dove stivare decine di africani e i parchi progettati, le terre che dovevano ospitare nuovi agglomerati di villette e palazzotti per vacanze e turismo sono diventate discariche incontrollate. Nessun depuratore posseduto dai paesi costieri. Un mare marroncino bagna ormai spiagge mischiate a monnezza. In una manciata di anni, ogni lontanissima penombra di bellezza è stata eliminata». I vecchi del posto se la ricordano quanto era bella la costa, un tempo. Ma nei decenni hanno visto abbattere i pini e divorare la spiaggia e seppellire tutto sotto un'immonda accozzaglia di palazzi abusivi, ristoranti abusivi, supermarket abusivi, capannoni abusivi. A partire dal simbolo stesso dello sfregio paesaggistico, le otto oscene torri del Villaggio Coppola, un milione e mezzo di metri cubi di cemento, tirate su sulla sabbia nel totale disprezzo di ogni regola. Gli eredi dei Coppola, dopo una serie di inchieste giudiziarie e di confronti con gli ambientalisti, hanno meritevolmente buttato giù a loro spese quegli otto colossi e una mostruosa sopraelevata avviando un recupero che, secondo gli ambientalisti, richiederà «almeno ottant'anni».

Tutto intorno, però, resta l'ammasso informe di un boom edilizio di rapina. Denunciano Legambiente e Wwf (secondo cui «l'urbanizzazione selvaggia ed illegale del Litorale Domizio nell'area di Pinetamare, a sud della foce del Volturno, ha modificato totalmente la linea di costa e distrutto la duna costiera») che in pochi chilometri sono state censite sono «oltre 12.000 costruzioni abusive» quasi tutte «prive ovviamente delle urbanizzazioni primarie, quindi dei servizi essenziali». Di più: su duecento stabilimenti balneari che si sono ritagliati pezzo per pezzo la spiaggia come appezzamenti di terra nel Far West, «solamente 38 sono titolari di regolare concessione». Tutti gli altri sono fuorilegge. Certo, lo Stato ha mille colpe. E altre mille le hanno i governi, di destra e di sinistra. E chi vuole può maledire anche la Unione Europea, l'Onu, la Nato, il Vaticano, l'America e le centrali mondiali pluto-massoniche. Ma se la nostra Malibù sgarrupata non vede accorrere come quell'altra Mel Gibson e Sally Field, Barbra Streisand e Whoopi Goldberg, Pamela Anderson e Pierce Brosnan, un po' di colpa ce l'avranno o no anche quelli che a Castelvolturno ci vivono e hanno accettato che la loro terra venisse annientata dal cemento?

Fonte: corriere.it

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