4 giu 2008

Cento e uno modi per chiedere soldi alla Regione

Nascere, crescere, invecchiare a carico della Regione. Volendo, si può. Si può, nella Sicilia che aspira a smarcarsi dall´assistenzialismo ma non riesce a tagliare il cordone ombelicale con la madre di tutte le amministrazioni pubbliche. Acciaccata, certo, la vecchia Trinacria, con i bilanci in disordine. Ma ancora generosa, munifica. Anche con i soldi dell´Unione europea

Con le risorse della nuova programmazione che farà piovere nell´Isola, fino al 2013, sei miliardi e mezzo di euro. E allora, abbiamo provato a mettere in fila i contributi che un cittadino, un´impresa possono chiedere. Fermandoci a quota 101. I 101 modi per prendere soldi dalla Regione. Un viaggio da tregenda in cui abbiamo incontrato figure leggendarie. Immaginarie, ma non troppo. Come l´homo regionalis. No, non uno dei ventimila dipendenti, fra assunti stabili e a contratto, dell´ente. E neanche uno dei centomila e più precari, dai forestali agli lsu di stanza nei Comuni, foraggiati dall´amministrazione. No, l´homo regionalis è semplicemente un siciliano medio, di famiglia dignitosa anche se non particolarmente agiata, che il primo sostegno dalla Regione lo riceve all´atto della nascita (1.500 euro di bonus bebè), che può chiedere una borsa di studio (da 60 a 100 euro annui) dalle elementari in poi, che magari poi spunta un posto da stabilizzato con un onesto salario (duemila euro al mese) e da anziano ha diritto a un buono socio-sanitario (443 euro) se non autosufficiente. E fino a qualche tempo fa, se gli andava bene, poteva pure ricevere un regalo di nozze da Cuffaro.
Sport per tutti. Evviva la vecchia Regione dall´ampio grembo, che mantiene con orgoglio impolverati filoni di finanziamento. Come la mitica legge 8 del 1978, che tutt´oggi dà ossigeno a 3.300 società sportive e altrettanti centri di avviamento dell´Isola. O come la legge 18 per le società professionistiche, che - per intenderci - dà un contributo non proprio irrinunciabile anche al Palermo calcio del milionario Zamparini. Restano in vita sussidi ed elargizioni ignoti ai più.


Sapevate che, in virtù di una legge del 1953 un qualsiasi cittadino che versa in stato di bisogno può scrivere all´assessore agli enti locali e, senza partecipare ad alcun bando, ricevere una somma in denaro? E sopravvivono, con disponibilità sempre più esigue, le sovvenzioni per le bande musicali o i contributi per i produttori di manna, di cui recentemente è stato fissato il prezzo di conferimento: per la cronaca, 12 euro al chilo per la manna lavorata a Castelbuono e 30 euro per la specialità frassino cannolo. Gli impresari dello show business siculo sperano che il dipartimento Turismo trovi anche quest´anno i soldi per acquistare un pacchetto di concerti e spettacoli e poi rivenderli agli enti locali: 200 sindaci, con questo metodo, rallegrarono nel 2007 l´estate dei propri concittadini. Gli autotrasportatori salutano il recente pensionamento del mitico "eco bonus", il contributo regionale per chi viaggia in nave dando una mano alla lotta mondiale all´inquinamento.

L´antincendio che conviene. E chi pensava che vecchie, care, agevolazioni come i contributi per l´impianto (ma anche per l´espianto) dei vigneti fossero finite in soffitta con l´austera programmazione europea deve solo guardare nelle pieghe del Psr, il piano di sviluppo rurale da 2,1 miliardi di euro. Dove ritroverà una misura «per la riconversione delle colture». Spulciando il programma ci si può rendere conto che nella Sicilia che brucia l´antincendio può diventare un business per i privati. Perché l´Europa mette a disposizione 300 milioni di euro per il cosiddetto «aumento della massa forestale», anche se un agricoltore, la suddetta massa, la fa crescere nel proprio terreno. Il Psr, che riguarda solo l´agricoltura, è stato il primo dei programmi del periodo 2007-2013 a decollare, con tre bandi pubblicati ad aprile. Lì dentro, c´è il futuro e il passato dell´Isola. Ci sono i premi annui per chi alleva animali in via d´estinzione: un asino pantesco vale 500 euro, una capra girgentana 200. Ci sono altri possibili affari. Quello del biologico, con contributi da 800 euro ad ettaro per chi coltiva agrumi, 580 per mandorlo, noce, nocciolo, carrubo e pistacchio. O quello del turismo rurale, con contributi fino al 45 per cento delle spese per chi avvia un´attività agrituristica. E ci sono gli incentivi alla diversificazione energetica, che significa invogliare chi punta sui biogas, sui biocombustibili, sulle fonti rinnovabili.

L´energia sotto inchiesta. Settore in grande espansione, non privo di contraddizioni e intoppi. Hanno avuto grande successo, all´interno della vecchia programmazione che a fine anno chiuderà i suoi conti, i bandi per la realizzazione di impianti fotovoltaici, eolici e solari-termici gestiti dal dipartimento Industria. Cento aziende hanno avuto accesso ai fondi, altri attendono una nuova gara. Ma interessi poco chiari si sarebbero annidati in un quarto bando, quello che prevedeva agevolazioni per la produzione di biomasse. Di certo, come rivela la dirigente Francesca Marcenò «la magistratura ha avviato un´inchiesta. La misura, sostenuta da un finanziamento da 37 milioni di euro, ha una forte criticità». In pratica, si è bloccata. Per restare alle competenze dell´Industria, hanno funzionato le agevolazioni per le imprese femminili e giovanili: aiuti fino al 55 per cento dell´investimento che saranno riproposti ma con regole diverse nella nuova programmazione. «Purtroppo abbiamo registrato una alta mortalità delle nuove iniziative. Colpa di piani economici poco solidi, figli di consulenze non sempre all´altezza», è il parere di un altro dirigente del dipartimento, Giuseppe Di Gaudio. Ma l´assalto ai soldi che la Regione eroga anche e soprattutto per conto terzi (l´Europa) non si ferma, e in questi mesi vive solo una pausa, nel passaggio fra la vecchia e la nuova programmazione. In una fase di transizione che si porta con sé qualche anomalia. Tipo il boom delle imprese che hanno un titolare donna a Enna (non a Manhattan), quel 28 per cento ben al di sopra della media nazionale. Dato che ha spinto la Confagricoltura locale a una denuncia chiara e neppure tanto imbarazzata: o c´è un Eldorado rosa oppure molte imprenditrici agricole sono solo prestanome di padri e mariti.

L´ultima scialuppa. Già, l´Europa offre l´estrema chance, anche perché nessuno garantisce che fra cinque anni saremo ancora nell´obiettivo 1 che dà sostegno alle zone svantaggiate. E tornando a dare uno sguardo alle vecchie agevolazioni di fonte regionale non è che ci sia da rallegrarsi. Pensando alle 15 mila domande per l´assunzione di apprendisti artigiani ferme da anni. «Non c´è una lira», commenta sconsolato Mario Filippello, segretario regionale della Cna. O pensando alla incerta architettura dei contributi antiracket, che una legge del '99 ha messo in fila, fra crediti record dei legali di parte civile (la Regione deve loro oltre tre milioni di euro) e fondi che restano intatti. Quelli a favore delle vittime di estorsione, ad esempio. Quanti imprenditori taglieggiati ne hanno fatto richiesta nel 2007? Appena due. Poca voglia di denunciare? No, spiega Pietro Fina, responsabile dell´ufficio antiracket: «Semplicemente, esiste un analogo contribuito da parte dello Stato. E noi raramente riusciamo a spendere le risorse a nostra disposizione».

Fonte: repubblica.it

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