10 dic 2007

Tutti in fila per chiedere mazzette. Ecco l'esplosivo memoriale di Lady Asl

L'assessore oggi sottosegretario Udeur. Il deputato forzista. Il capo di gabinetto di Storace. Tutti in fila per chiedere mazzette.

Ecco l'esplosivo memoriale di Lady Asl

C'è il sottosegretario di centrosinistra che per dare il suo ok alla convenzione di una clinica chiede, nell'ovattato silenzio della suite numero 6031 dello Sheraton di Roma, un milione di euro, 300 mila dei quali da versare in anticipo. C'è l'onorevole di centrodestra che elegantissimo fa il baciamano, manda avanti un suo uomo per proporre l'organizzazione di corsi di formazione professionale truffa e poi s'inginocchia domandando un prestito, mai restituito, di 600 mila euro. C'è il capo di gabinetto dell'ex presidente della Regione Francesco Storace, definito dal politico di An "un uomo al di sopra di ogni sospetto", che incassa mazzette a getto continuo e, tanto che c'è, si fa pure comprare una Jaguar. Ci sono i direttori delle Asl e degli ospedali regolarmente a libro paga. E c'è un assessore, che dopo essere stato indicato proprio da Storace come "l'unico riferimento per qualunque esigenza", si mette a battere cassa, ottiene uno 'stipendio' da 25 mila euro al mese e poi si trasforma in imprenditore (si fa per dire) pretendendo quote societarie al posto delle tangenti.

Per capire come mai nel Lazio il buco dei conti nella sanità abbia ormai superato la cifra record di 10 miliardi di euro e perché stiano per essere reintrodotti i ticket, basta mezz'ora. Tanto ci vuole per leggere le 28 pagine del memoriale di Lady Asl, al secolo Anna Giuseppina Iannuzzi, la donna che, dopo essersi fatta le ossa nel sottobosco dei centri di fisioterapia della capitale, nel 1997 è entrata nel gioco grande, stava per aprire cliniche su cliniche e ha messo in piedi un meccanismo di complicità e mazzette costato ai cittadini centinaia di milioni di euro. Accusata di truffa, corruzione, associazione per delinquere, Lady Asl adesso scrive ai magistrati di voler saldare "il debito con la giustizia" e punta l'indice contro i suoi presunti complici, le "persone altolocate in ambito politico e ai vertici delle varie Asl (...) che mi hanno indotto a commettere azioni illecite poi sfociate nei delitti che mi vengono contestati". L'elenco è lunghissimo e comprende il sottosegretario alla Difesa Marco Verzaschi (Udeur), nel 2004 assessore regionale alla Sanità con Forza Italia, il deputato azzurro Giorgio Simeoni, l'ex capo di gabinetto di Storace, Marco Buttarelli, una decina di dirigenti sanitari regionali tra i quali spicca il nome di Antonio Palumbo, l'ex direttore generale dell'ospedale romano San Filippo Neri. Un uomo al quale Anna Giuseppina Iannuzzi, o meglio la 'Dottoressa' come la chiamano i suoi collaboratori e persino suo marito, avrebbe versato negli anni '90 un miliardo di lire destinato, a detta di Palumbo, alla "presidenza della Regione" in quel momento retta da Piero Badaloni.

Al di là delle accuse, in buona parte ancora da verificare, il memoriale racconta una storia esemplare. Quella di una truffatrice diventata miliardaria (le sono stati sequestrati 50 milioni di euro in contanti) alle spalle dei malati. Di una signora ostinata e caparbia che viveva nella suite presidenziale dello Sheraton; che si faceva passare per la figlia di un importante industriale italo-americano (suo padre era invece un venditore ambulante) e che frequentava abitualmente le alte gerarchie del Vaticano: dall'attuale segretario di Stato Tarcisio Bertone a monsignor Milingo, dall'ex segretario di papa Ratzinger a don Giovanni D'Ercole, volto noto della tv ed esponente influente delle istituzioni della Santa Sede. Niente tangenti, per loro, ma solo opere di bene: buste piene di euro da dare in beneficenza che, stando al marito, Anna Giuseppina Iannuzzi consegnava un po' perché era "devota a Sant'Antonio" e un po' "perché i prelati piacciono molto alla politica".

Ma alla politica piacciono soprattutto i soldi.
Così nella suite numero 6031 dello Sheraton, dove dietro alla scrivania di Lady Asl campeggia la bandiera gialla e bianca di ciò che rimane dello Stato Pontificio, sfilano esponenti di partito, portaborse e funzionari. A loro la 'Dottoressa' allunga mazzette su mazzette oggi sempre rigorosamente quantificate in lire, perché la signora è una donna all'antica, che si veste di nero e che ritiene l'euro una sorta di disgrazia.

Allo Sheraton a fine 2004 si materializza anche il religiosissimo Marco Verzaschi, strenuo difensore di tutti i valori etico-morali del mondo cattolico, a partire dalla famiglia, che però, a detta di Lady Asl, tra i dieci comandamenti ne aveva dimenticato uno. Il settimo: 'non rubare'. Scrive la 'Dottoressa': "Verzaschi nel salotto del mio appartamento mi accennò al problema della clinica (una clinica che doveva ottenere dalla Regione una convenzione, ndr), a questo punto mi disse che avrebbe dato il suo appoggio perché l'operazione giungesse al termine, ma solo di fronte al pagamento da parte mia di 2 miliardi di lire. Se avessi accettato la sua richiesta, da quel momento avrei potuto contare su di lui e mi disse anche che avrei comunque dovuto pagargli un acconto di 600 milioni di lire. Gli risposi che avrei dovuto verificare quanta disponibilità di contante avevo in quel momento e mi allontanai per recarmi nello studio accanto al salotto dove sono posizionate le casseforti. Contai il denaro necessario e gli consegnai una busta contenente 300 milioni. Ricordo perfettamente che lui la prese, tolse i soldi dalla busta e li mise nelle varie tasche. A distanza di circa un mese dalla prima dazione gli diedi altri 300 milioni in un'epoca antecedente l'ottenimento dell'autorizzazione e della delibera relativa alla clinica (...): a tutt'oggi non sono in grado di precisare se questi secondi 300 milioni li ho consegnati in un'unica soluzione o se invece li ho dati in due soluzioni, la prima di 100 milioni e la seconda di 200".
Dopo qualche settimana Lady Asl viene a sapere da alcuni funzionari della Regione che Verzaschi, nonostante i soldi ricevuti "ostacolava la convenzione della nostra clinica con (il policlinico di) Tor Vergata". La 'Dottoressa' convoca subito il direttore del San Filippo Neri, Antonio Palumbo, un dirigente diventato un "amico di famiglia" anche perché, stando al memoriale, fa da postino delle tangenti versate ai vertici delle varie Asl romane e in cambio ottiene soldi, viaggi gratis a Londra e "ogni Natale", un grande televisore al plasma, la sua vera "fissazione". Palumbo "è molto amico di Verzaschi", così s'incarica di capire che cosa è successo. Lady Asl racconta: "Dopo poche ore Palumbo tornò da me allo Sheraton con un messaggio di Verzaschi. (L'assessore mi diceva) di stare tranquilla e (mi spiegava) che il suo ostacolarmi alla presenza di miei amici era solo una scena, perché in realtà l'operazione sarebbe andata in porto. Mi pregava di non parlare assolutamente con nessuno perché un altro imprenditore suo amico ambiva a quella convenzione e lui non poteva fargli vedere che lui stava dalla mia parte; mi tranquillizzai perché capii che stava mantenendo gli impegni, tanto e vero che poi la delibera fu approvata".

A leggere il memoriale si comprende dunque che la corruzione nel mondo della sanità del Lazio è generalizzata e diffusa a tutti i livelli.
Anna Giuseppina Iannuzzi non accusa però esplicitamente l'ex governatore Francesco Storace, punta invece l'indice su Marco Buttarelli, suo ex capo di gabinetto (in Regione e al ministero della Sanità), arrestato il 7 luglio 2006, e contro l'ex assessore ai Trasporti Giulio Gargano che, assistito dall'inedita coppia di avvocati Gaetano Pecorella e Giuseppe Lucibello, ha già patteggiato una pena a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Anche se non lo scrive esplicitamente è chiaro che ritiene i due dei collettori per le tangenti forse destinate al leader di An. Lady Asl comunque sostiene di aver incontrato Storace (ascoltato come testimone il 25 luglio) un'unica volta nel 2001, quando era alla ricerca di uno spazio destinato a un centro di riabilitazione e fisioterapia per bambini e che, in quell'occasione, il governatore dopo averle proposto di affittare un immobile dell'Ipab (Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza), "precisò che Gargano sarebbe stato il suo unico riferimento a cui potevo rivolgermi per qualunque esigenza e che sarebbe stato a mia disposizione per poter realizzare quanto prima il mio progetto".

La 'Dottoressa' ottiene così in affitto due piani di una palazzina dell'Ipab grazie ai preziosi consigli del capo di gabinetto di Storace, Buttarelli, il quale le indica l'esatto importo dell'offerta da presentare all'ente pubblico, mentre Gargano si dà da fare per farle ottenere una convenzione con la Asl. Il problema è che Benedetto Bultrini, il dirigente della Asl Roma C che dovrebbe siglare l'accordo, si presenta allo Sheraton per battere cassa: "Mi chiese un prestito di 80 milioni di lire", scrive Anna Iannuzzi, "affermando che me li avrebbe restituiti entro una ventina di giorni (...) il prestito non è più stato restituito, dopo due giorni (Bultrini) mi ha portato l'atto che mi autorizzava a lavorare in convenzione con la Asl. Parlai del prestito con Gargano il quale si arrabbiò moltissimo dicendo che di soldi ne dovevo parlare solo con lui, perché lui era l'unico referente della Regione, come precisato da Storace. (Anche Bultrini) si arrabbiò molto del fatto che avessi parlato con Gargano e disse che comunque gli dovevo 10 milioni al mese all'insaputa di Gargano se no mi avrebbe revocato la convenzione. (Un altro funzionario) ci suggerì di regalare a Bultrini un televisore a schermo piatto (...) e ci ha chiesto di pagare a lui, a sua figlia e alla figlia di Bultrini, un viaggio a New York".

Allo stipendio destinato al dirigente della Asl si aggiunge poi quello per l'assessore Gargano, che nel febbraio del 2002 domanda a Lady Asl di essere foraggiato costantemente con sostanziosi contributi: "Mi disse che da quel momento aveva la necessità di 50 milioni al mese. Chiese inoltre l'ingresso nelle società operative e nella clinica in quota pari al 35 per cento (...) mi disse altresì che tali importi glieli avrei dovuti dare prima delle elezioni del 2005, altrimenti non sarebbe stato possibile raggiungere l'accordo su niente".
La politica costa, si sa, così Gargano riceve "un miliardo di lire nel nuovo ufficio elettorale" di Alleanza nazionale, più altri soldi direttamente allo Sheraton. Anche il capo di gabinetto di Storace fa lo stesso: ma sta bene attento a separare il pubblico dal privato.

Così, dopo aver richiesto tangenti a tutto spiano, ai primi di marzo del 2005, decide di togliersi uno sfizio. Lady Asl racconta: "Una sera, all'improvviso, mentre eravamo nell'ufficio della suite 6044 mi disse: 'Anna per tutto l'impegno che sto mettendo mi devi 75 mila euro perché ho intenzione di comprarmi una bellissima macchina (una Jaguar poi rintracciata dai carabinieri, ndr), sono certo che trovi equa la mia richiesta, torno dopodomani?'. Che cosa dovevo rispondere? Ho detto 'va bene' (...) due giorni dopo ha preso da me in contanti l'importo, mi ha ringraziato e ha messo i soldi nella giacca: 'Chiaramente questi sono per me, ma quello che ci devi quando ce lo dai?'. Gli spiegai della difficoltà dei prelievi (secondo Lady Asl la sua banca allarmata si era opposta al prelievo di un milione di euro in contanti, ndr), ma gli dissi che avrei mantenuto gli impegni (...) una sera si è presentato (...) per organizzare una serata in onore di Storace: (...) hanno dato la loro disponibilità a pagare fino a un importo massimo, il resto l'ho pagato io a loro insaputa". L'affare più grande, comunque, Lady Asl non lo conclude con An, ma con Forza Italia. Secondo i magistrati la 'Dottoressa' e l'attuale deputato azzurro Giorgio Simeoni, all'epoca dei fatti assessore regionale, mettono in piedi un raggiro da far invidia alla 'Stangata'.

Nel 2003 Simeoni e il suo portaborse (arrestato) l'aiutano a organizzare corsi professionali fantasma finanziati con soldi pubblici e visto che è un'amica "pretendono il 50 per cento (dei finanziamenti ricevuti) invece che il 60 per cento che (il portaborse di Simeoni) dichiarava di chiedere normalmente agli altri imprenditori". Poi domandano altri 600 mila euro che dovevano servire per assicurare la riconferma di un manager di loro fiducia alla guida della Asl Roma B. La donna è titubante. Loro le dicono di considerare la somma un semplice prestito. Simeoni si presenta personalmente allo Sheraton per convincerla: "Sottolineava la sua necessità di ottenere tale prestito, è arrivato addirittura a inginocchiarsi davanti a me e ha aggiunto che mi avrebbe restituito i soldi il più presto possibile". Sono passati quattro anni. Di quel denaro, se mai è esistito, si sono perse le tracce.

Fonte: espresso.repubblica.it

Nessun commento:

Posta un commento

Etichette

Post in evidenza

Regioni: molte spese, pochi valori

Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...