23 nov 2007

Dialoghi a distanza con "pizzini" tra i due big di Cosa nostra

I due boss ai vertici di Cosa nostra erano in contatto. E la prova è recente. Nel covo di Giardinello dove è finita la fuga durata 24 anni di Salvatore Lo Piccolo, sono state trovate tracce dei sui rapporti con Matteo Messina Denaro. Il contenuto dei "colloqui a distanza" tra il "capo dei capi" finito in carcere e il suo papabile successore alla guida delle cosche siciliane è ancora top secret. Ma è certo che il 5 novembre scorso, giorno della cattura di Lo Piccolo, i pensieri di Matteo Messina Denaro sono andati indietro nel tempo: per l'esattezza all'11 aprile 2006, data della cattura di Bernardo Provenzano.

Quel giorno, lo si apprende da uno degli ultimi "pizzini" finiti nelle mani degli inquirenti e attribuiti a Matteo Messina Denaro, il quarantenne boss di Castelvetrano era furente. Non solo perché dopo 43 anni era finita la vita da "primula rossa" di Provenzano, catturato dalla polizia in una masseria di Corleone. Ma perché Messina Denaro scoprì che nelle mani degli inquirenti era finito tutto l'archivio dei "pizzini" che Provenzano utilizzava per dare ordini, ricevere richieste, disporre estorsioni o indicare quale appalti milionari dovessero essere pilotati da Cosa nostra. A cominciare da quello relativo alla realizzazione di un'area di servizio lungo l'autostrada Palermo-Mazara, nella zona di Costa Gaia: una gara da 5.500.000 euro bandita dall'Anas.

Così, dopo aver visto in tv le immagini di Provenzano braccato, Matteo Messina Denaro si siede davanti ad un computer e scrive una lettera destinata ad uno dei suoi insospettabili fiancheggiatori. "Capirà da sé che ci sono persone, a me vicine e care, che ora sono nei guai, compreso lei, e mi creda sono imbestialito anche se mantengo la calma, perché l'ira non porta a niente, e sono anche troppo addolorato e dispiaciuto, ma questo è un fatto che concerne solo il mio intimo…".
un'immagine di Matteo Messina Denaro - sito Ministero dell'Interno - Direzione Centrale della Polizia CriminaleMatteo Messina Denaro è ricercato dal 1993, è uno dei protagonisti della strategia stragista di Cosa Nostra: è stato condannato all'ergastolo per le bombe di Milano, Roma e Firenze; ha organizzato l'attentato per uccidere il giornalista Maurizio Costanzo; ha deciso delitti e accumulato anche all'estero un patrimonio che gli inquirenti non sono ancora riusciti a rintracciare del tutto. Ma è anche un boss rampante, attento a non alienarsi il consenso di chi rischia grosso pur di proteggerne la latitanza. Così, nel "pizzino" di cui sono venuti in possesso gli investigatori che gli danno la caccia, Matteo Messina Denaro avverte il suo "contatto" che è stato scoperto a causa di quei bigliettini trovati a Provenzano: "La informo che nelle mie lettere che hanno trovato a lui si parla anche di lei e le spiego come sono andati i fatti…".

Il linguaggio è volutamente criptico, ma mittente e destinatario sanno bene a chi e a che cosa si fa riferimento. Nella lettera, scritta al computer con la solo firma "Alessio" vergata a penna (è questo lo pseudonimo usato da Matteo Messina Denaro), il boss si rammarica col suo interlocutore di averlo esposto al rischio che venga identificato: "Io sto azzardando a mandarle questa mia ma non posso fare altrimenti, la devo informare di come sono messe le cose, ne va della mia onestà ed affettuosità nei suoi confronti, oltre che della mia lealtà. Da questo momento non ci sentiamo più, vediamo gli sviluppi e poi ci ricontattiamo, nel frattempo faccia una vita trasparente in tutto perché veda che è sotto la loro attenzione e la controlleranno continuamente per un bel po'. Allo stesso tempo non si faccia prendere dallo sconforto e dal panico, per esserle d'aiuto morale, pensi che per lei è tutto da dimostrare, laddove ci sono altri amici completamente inguaiati, non ci voleva tutto ciò, è una cosa assurda dovuta al menefreghismo di certe persone che tra l'altro non si potevano e dovevano permettere di comportarsi in siffatto modo".

Ma cosa contenevano questi "pizzini" frutto della corrispondenza tra Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano che hanno "inguaiato" altri mafiosi? Alcuni sono ancora coperti da segreto, altri delineano i contorni di un affare milionario che il boss Trapanese voleva gestire in prima persona: l'apertura di un'area di servizio con annesso albergo lungo l'autostrada che da Palermo porta a Mazara, nella zona di Costa Gaia, nei pressi dello svincolo di Alcamo. Ecco cosa scrive Messina Denaro a Provenzano: "Riguardo alla benzina con tutti i suoi annessi è una cosa abbastanza grossa ed è da tanto che se ne parla, di certo c'è che deve ricadere in territorio di Alcamo e già si sa il punto preciso. Attorno a questa cosa orbitano un sacco di persone perchè chiunque vuole accaparrarsi l'affare ed ognuno ha una sua fazione politica, io fino ad ora me ne sono stato a guardare lasciandoli scannare tra di loro".

Un proposito, quello di Matteo Messina Denaro, subito seguito da una dichiarazione di intenti in tipico stile Provenzano: raccogliere le ceneri da terra dopo che altri si sono dissanguati: "…farò in modo che tutti gli avvoltoi che girano attorno a questo affare si ritirano. Quindi la prego di dire a suo nipote che… io al più presto lo contatterò tramite una mia persona e che mi metterò d'accordo con lui per sistemare diciamo le cose tecniche, come il fatto di Alcamo ed altro".
Il latitante Trapanese, abile sia con le armi sia con i computer, spiega quindi a Provenzano, ancora fermo per le sue corrispondenze ad un'antiquata macchina per scrivere, come verranno ripartiti i proventi:
"Posso dirle che la sua quota sarà uguale, identica, precisa alla quota che avrò io, cioè quello che riesco a tagliare per lei allo stesso modo taglierò per lei. Al momento lei deve trovare una persona di sua fiducia per poterle intestare la sua quota quando sarà il momento. Non so i tempi che se ne andranno per concludere questo affare perchè quando c'è di mezzo la politica si sa com'è, però è certo che questa cosa si farà perchè ormai ciò è stato deciso".
Anche su questo dettaglio Matteo Messina Denaro si mostra informato. Il 23 agosto 2004 la Direzione Regionale per la Sicilia dell'Anas ha approvato il progetto "per la realizzazione dell'area di servizio "Costa Gaia Nord e Sud – A/29 Palermo – Mazara del Vallo" comprese le opere per le infrastrutture civili e petrolifere, gli impianti tecnologici e per carburanti" per un importo di 5.500.000 euro. Il Comune di Alcamo ha acquisito il parere igienico–sanitario dell'Asl (il 21 febbraio 2005), il nulla osta paesaggistico della Sovrintendenza ai Beni culturali (il 22 marzo 2005) e l'attestazione della conformità del progetto allo strumento urbanistico (l'8 giugno 2005). L'iter per la realizzazione dell'area di servizio è ancora in corso. E anche se non risulta che Cosa nostra sia riuscita a metterci le mani sopra, ecco il verdetto, sgrammaticato ma chiaro, che Bernardo Provenzano trasmette a Matteo Messina Denaro: "Mio carissimo. Con gioia ricevo tue notizie. Mi compiaccio tanto nel saperti, in ottima salute, spero che stiano pure bene i tuoi cari. Lo stesso grazie a Dio,al momento posso dire di me. Sendo (sento, ndr) che per la benzina sta andando Avanti bene e si (se, ndr) Anche i questo caso trovi per me le buoni vie, te ne sono grato...". Firmato "il numero 1". Cioè Bernardo Provenzano da Corleone.

Fonte: ilsole24ore.com

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