17 ago 2007

Catania dimentica i debiti sui taxi di Londra

Il Comune deve 700 milioni alle banche, ma la città si promuove nelle capitali europee. Con i soldi dell'Ue.

«Visit Metaponto», diceva il cartello pubblicitario piazzato da quel Comune della Basilicata all'aeroporto di Shanghai. E una pensata così, probabilmente, non la batterà mai nessuno. Ma anche Catania non scherza, con l'invocazione che balena fra Buckingham Palace e Piccadilly Circus: «Catania tra fuoco e mare: scopri la città con il vulcano attivo più alto d'Europa». È questo l'inno che si può leggere sulle fiancate dei taxi londinesi. Ed è pure, in un certo senso, politicamente griffato: l'ideatore dello slogan è infatti Salvo Scibilia, lo stesso creativo che coniò lo slogan elettorale «Prodi: più lo votiamo, meglio si governa ». Accanto all'invocazione, sulle fiancate dei taxi, c'è la sagoma azzurrina dell'Etna; poi i simboli della Regione Siciliana, del Comune etneo, della società «Catania città metropolitana». E infine, il logo dell'Unione Europea: che è forse il più appropriato di tutti, visto che i fondi per questa iniziativa lanciata in mezzo mondo vengono proprio dall'Unione Europea. Quasi un milione e mezzo di euro (non c'erano molte alternative: il Comune di Catania affonda nei debiti, 700 milioni solo quelli pendenti con le banche secondo l'ultima ispezione ministeriale). Per la precisione, questa volta sono stati usati 1.471.600 euro, residuo di 40 milioni già destinati da Bruxelles alla creazione di strutture alberghiere: il Comune li ha investiti nel progetto denominato «Pit n. 35 Catania Città Metropolitana, Misura 4.18 Azione A», allo scopo di «promuovere la propria immagine all'estero attraverso azioni pubblicitarie che hanno come oggetto l'offerta turistica del territorio metropolitano».
In altre parole, una campagna mondiale di pubblicità, sui giornali e sui mezzi di trasporto: su 500 taxi a Londra, su 300 vagoni della metropolitana e 3 linee di filobus a Mosca, e su 300 autobus di Madrid. E ancora spazi pubblicitari in Germania, negli Stati Uniti e in Giappone. Mai si era visto un Comune lanciarsi da solo alla conquista di una così vasta platea di potenziali turisti.
Il merito dell'iniziativa va all'ex assessore comunale al turismo di Catania, Nino Strano, che è anche ex assessore regionale al turismo e attuale senatore di An. «Avevo saputo che c'erano lì quei fondi residui, ed ho chiesto alla Regione di utilizzarli — ricorda —, altrimenti sarebbero andati perduti ». E al momento della presentazione della campagna, nel novembre 2006, si disse «doppiamente contento, sia perché tutto si è ben realizzato, sia perché la gara è stata assegnata ad un raggruppamento di imprese siciliane». Vinsero in tre: la Grafiservice Advertising, la Gap (concessionaria di Mondadori per la Sicilia) e la Trimondo Service. E così, ancora parole di Strano, «Catania ha migliorato l'offerta turistica sotto tutti i punti di vista, grazie al lavoro e alla realizzazione della giunta Scapagnini ». Anche il primo cittadino Umberto Scapagnini, a suo tempo, esultava: «Possiamo sviluppare un forte vocazione di Catania sfruttando in maniera adeguata beni e risorse, grazie ad una programmazione e razionalizzazione importante della nostra immagine». Ma nel momento in cui l'iniziativa è in pieno svolgimento (la campagna è partita in aprile e si concluderà alla fine dell'anno) è diventato più meditativo: «Mi rendo conto che rischia di essere solo una goccia nel mare. Anch'io ho avuto e ho forti perplessità sulla possibilità di riuscire a catturare turisti in questo modo». E aggiunge: «Io ho girato il mondo e so quanto sia vasta la platea a cui è destinata questa campagna promozionale. Ecco perché sono perplesso». Eppure, in quel novembre dell'anno scorso si precisava che «la strategia prevede piani di intervento "mediatici" modulati in funzione dell'area geografica d'intervento e degli obiettivi di comunicazione ». Cioè: ci faremo pubblicità là dove possiamo attirare più clienti potenziali, getteremo l'amo là dove ci sono più pesci, e prepareremo anche l'esca adatta per loro; solo iniziative mirate, niente tiri a casaccio. Ma — obiettano i critici dell'iniziativa — sul metrò di Mosca, dove non viaggiano i miliardari russi alla Abramovich, quanti potranno essere i futuri turisti avidi di granite, solleone e cannoli, pronti a involarsi per le nostre spiagge o per sciare sull'Etna?». «Ci vorranno almeno due o tre anni per vedere i primi risultati — dicono i responsabili della campagna promozionale —, possiamo dire che per ora abbiamo fatto una semina, poi si vedrà come sarà il raccolto».
In attesa di vedere che frutti darà quel milione e mezzo di euro seminato per il mondo, Catania si può consolare sapendo di non essere sola in questo genere di pensate pubblicitarie: prima di lei, sulle fiancate sponsorizzate dei taxi londinesi, sono arrivati gli aborigeni di Uluru in Australia, gli albergatori miliardari di Aruba, e quelli di Cuba, di Las Vegas, della Malesia. E anche, dopo il successo delle Olimpiadi invernali a Torino, la Regione Piemonte. Ma tutti senza il vulcano, mai nessuno «tra fuoco e mare».

Fonte: corriere.it

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