16 lug 2009

La succursale dei Casalesi a Modena. Così il clan gestiva racket e bische, 44 ordinanze

La succursale dei Casalesi a Modena
Raffica di arresti dal Casertano all'Emilia

In manette anche la moglie e la figlia del boss Diana

CASERTA - La provincia di Modena da terra di conquista è diventata una roccaforte del clan dei Casalesi. Lo dimostrano le 44 ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice su richiesta della procura distrettuale antimafia di Napoli. I carabinieri del comando provinciale di Modena, che hanno illustrato i dettagli dell’operazione insieme ai magistrati della Dda di Napoli, il procuratore aggiunto Federico Cafiero De Raho e il pm Raffaello Falcone, hanno arrestato nella prima mattinata dodici affiliati al clan, due dei quali scovati nelle loro case nel bolognese, tutti accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al controllo del gioco d’azzardo e alle estorsioni.

LE INDAGINI - Gli arresti sono il frutto dell’indagine partita dopo la gambizzazione di un imprenditore edile a Castelfranco Emilia (Modena) nel maggio 2007. Fermati i membri del commando che sparò ad Antonio Pagano, i carabinieri misero a segno altri arresti il primo aprile 2008 incastrando anche coloro che diedero supporto logistico per l’agguato. Un duro colpo che segue la cattura del boss Raffaele Diana (detto Rafilotto), capozona di Modena, scovato qualche mese fa dalla squadra mobile di Caserta in un nascondiglio bunker. Gli arrestati, alcuni dei quali si trovano già in carcere, gestivano i rapporti tra Modena e la provincia di Caserta per conto della famiglia Schiavone che aveva investito del ruolo di capozona per Modena prima Giuseppe Caterino, arrestato nel 2005 a Tropea, e poi proprio Rafilotto.

PERSONE NATE E VISSUTE NEL MODENESE - Fra le persone arrestate dai carabinieri su richiesta della Dda di Napoli ci sono anche persone nate e sempre vissute nel modenese, affiliate alla camorra: un indice del grado di penetrazione dell’organizzazione criminale, emersa nel corso della conferenza stampa nella quale gli inquirenti hanno ricostruito l’operazione che ha portato alle 44 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Napoli. A Modena, in particolare, c’era la bisca clandestina sequestrata, che rimpinguava con migliaia di euro ogni mese le casse dell’organizzazione e serviva per riciclare denaro sporco. A gestire la bisca Giuseppe Arrighi, 60enne nato nell’appennino modenese e residente nel capoluogo emiliano, vecchia conoscenza degli investigatori. Oltre ad Arrighi, in manette sono finiti altri affiliati di origine modenese, e non campana come era avvenuto fino a questo momento. Si tratta di Giovanni Aversano e Franco Berselli nati e residenti a Modena; Luigi Biolchini nato e residente a Pavullo nel Frignano; e Loris Pinelli nato a Vignola e residente a Modena. La Dda di Napoli ha accertato inoltre che Nicola Natale ed Enrico Diana, nipoti del boss Rafilotto, si recavano mensilmente a Modena per contattare gli imprenditori edili da minacciare e riscuotere i soldi della bisca.

ANCHE TRE DONNE IN MANETTE - Tra gli arrestati ci sono anche tre donne: Maria Capone e Angela Diana, rispettivamente moglie e figlia del boss Raffaele Diana, detto «Rafilotto», catturato dopo sei anni di latitanza il 4 maggio scorso a Casal di Principe. La terza è Barbara Crisci, moglie e madre di altri due arrestati nell’operazione di questa mattina, rispettivamente Peppino e Francesco Caterino. Due persone sono riuscite a sfuggire alla cattura, mentre il resto dei provvedimenti della magistratura sono stati notificati in carcere a persone già detenute per altri motivi. I due indagati sfuggiti alla cattura sono Antonio Aquilone, di 25 anni e Costantino Garofalo, di 24, entrambi di Casapesenna. L’accusa nei loro confronti è di associazione per delinquere di tipo camorristico, detenzione e porto abusivo di armi e munizioni e gioco d’azzardo. A San Cipriano d’ Aversa è stato arrestato anche Corrado Carcarino, proprietario dell’appartamento nel quale fu trovato il rifugio bunker di Antonio Iovine, esponente di vertice del clan e latitante da oltre tredici anni, e di Raffaele Diana. Altre due ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Modena sono state eseguite in nottata a Toro (Campobasso): i destinatari si trovano attualmente rinchiusi nel carcere del capoluogo.

Fonte: corrieredelmezzogiorno.it

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