6 lug 2009

La legge sul mare gratis? Violata da 4 bagni su 5

Biglietti per accedere al bagnasciuga. Le peggiori sono Liguria e Lazio. I Verdi: pochi e maltenuti i litorali liberi

ROMA - Ma il mare è di tut­ti? Sì, forse, dipende. Il mare è di tutti, ma in Italia non in tutte le Regioni costiere ci si può arri­vare liberamente. Nel senso di scendere a riva, sostare, passeg­giare, farsi un bagno, senza es­sere costretti a metter mano al portafogli. La legge dice che sì, certo che si può, ci manchereb­be, la Finanziaria 2006 obbliga i gestori degli stabilimenti bal­neari a consentire l’accesso gra­tuito alla battigia anche finaliz­zato alla balneazione. Ma poi ogni estate la guerra del mare gratuito ricomincia. È tutto scritto in un dossier dei Verdi: degli oltre 7.000 chi­lometri di spiagge italiane più del 45 per cento è reso inacces­sibile dal cemento e dagli stabi­limenti. Ma, cosa ancora più grave, solo 2-3 gestori di stabili­menti balneari su dieci, nelle re­gioni tirreniche e in alcuni trat­ti della costa abruzzese, consen­tono l’accesso gratuito ai ba­gnanti per arrivare al mare. Gli altri fanno pagare l’ingresso. «Abbiamo già ricevuto centina­ia di proteste - dice Angelo Bo­nelli dei Verdi -. La norma del 2006 è quasi completamente disattesa. Ma c’è di più: quel­la stessa norma obbligava le Regioni a fare un piano per il riequilibrio delle zo­ne in concessione e delle aree destinate a spiaggia libera. Nessuna l’ha fat­to».

Dov’è soprattutto che o paghi o ti cacciano via, pure in malo modo? In Liguria (75 per cento), Lazio (75 per cento), Campania (70 per cento), Toscana (65 per cen­to), Abruzzo (60 per cento). Nel dossier si citano luoghi e prez­zi. Pontecagnano (Salerno): si paga 3 euro per entrare nei lidi. «Prima succedeva, è vero, ma da un paio di anni non è più co­sì - si sorprende il capo della guardia costiera Sandro Deside­rio -. Noi controlliamo con due squadre al giorno, segna­lazioni non ne abbiamo avu­te, e comunque a Pontecagna­no ci sono molte spiagge libe­re». Ecco, appunto, le spiagge li­bere. Se ce ne fossero di più, se non fossero lontane, ma al­ternate agli stabilimenti, e se fossero tenute pulite invece di essere una discarica a cielo aperto, lo scenario cambie­rebbe. Invece sono poche, di­slocate male, e sporche. «Da noi o ci sono le rocce o c’è un grave problema di erosione della spiaggia - spiega Michele Bonomo presidente di Legambiente Campania -. Quello che man­ca è una pur minima pianifica­zione, per rendere fruibili le po­che spiagge libere esistenti, che invece sono abbandonate».

Sorrento, lì ci sono solo roc­ce e palafitte sul mare gestite dagli stabilimenti balneari: chie­dere di arrivare al mare senza pagare, manco a parlarne. Pre­go, sborsare dai 5 ai 10 euro. Vi­co Equense, poco lontano. Più spiagge, ma stessi problemi. «Sono anni che ogni estate scoppia questa polemica - si difende Riccardo Scarselli, pro­prietario di uno degli stabili­menti balneari più rinomati di Vico Equense, il Bikini, e presi­dente onorario del Sib, il sinda­cato italiano balneari -. Se mi chiedono di entrare non nego l’accesso, ma poi è lo stesso ba­gnante a rendersi conto che è assurdo. Che può fare? Il ba­gno, si asciuga un po’ in quei cinque metri di battigia conces­si dalla legge e se ne va. Che ci viene a fare qui? Qui si viene per avere dei servizi. Il punto è un altro: io chiederei ai Comuni di avere più spiagge libere».

Fregene, Ostia. Ci sono solo stabilimenti e bisogna pagare, dai 4 ai 10 euro. «A Ostia abbia­mo fatto una ricognizione - racconta Cristiana Avenali, di Legambiente Lazio -. Su 54 sta­bilimenti solo 13 hanno consen­tito l’accesso ai nostri volonta­ri». Saliamo ancora. Livorno? Qui i prezzi salgono: da 10 a 15 euro per l’ingresso. «Solo stabi­limenti, in città. La spiaggia li­bera sono lembi, francobolli - ironizza Gabriele Volpi, respon­sabile della campagna Mare Li­bero -. Abbiamo fatto di tutto, esposti alla magistratura, diffi­de, ma il Comune dice che da noi per ragioni di morfologia della costa la legge del 2006 non è applicabile». A Genova, s’infervora Stefa­no Salvetti di Adiconsum. Lui questa battaglia la conduce da tempo e non molla. «Su Corso Italia, in città, ci sono cento me­tri di spiaggia libera, altre zone sono abbandonate e chiuse da cancellate, il resto solo stabili­menti, che poi sono baracche, dove si paga l’ingresso da 5 a 7 euro. La prima spiaggia libera vera è a 20 chilometri. Abbia­mo aperto un tavolo di concer­tazione che non ha portato a nulla. E si continua a pagare».

Fonte: corriere.it

Nessun commento:

Posta un commento

Etichette

Post in evidenza

Regioni: molte spese, pochi valori

Non si può definire semplicemente corruzione, sprechi, malgoverno quanto sta emergendo a proposito delle Regioni Quando la quantità di un ...