20 mar 2015
Caso Incalza, Lupi intercettato «Sono Maurizio, ti mando mio figlio»
A Incalza, che ha scritto il programma per Ncd, Lupi dice: mi abbandoni?
Il tono è diretto, la richiesta esplicita. «Non ho mai chiesto nulla per lui», aveva detto il ministro Maurizio Lupi quando si era scoperto che il figlio Luca era stato assunto dal manager Stefano Perotti, finito in carcere con l’alto funzionario Ercole Incalza con l’accusa di aver pilotato i lavori delle grandi opere in cambio di incarichi e soldi.
Il testo della telefonata allegato agli atti dell’inchiesta di Firenze sembra dimostrare come Lupi abbia invece sollecitato Incalza a provvedere. Non solo. Le carte processuali mostrano quanto ampia e articolata fosse la rete sulla quale il ministro poteva contare per ottenere voti e favori, soprattutto delineano in maniera ancor più evidente il legame con Incalza e Perotti.
«Ti mando Luca»
È l’8 gennaio 2014, Lupi chiama Incalza.
Lupi: dove stai?
Incalza: al ministero sono
Lupi: ma stai lavorando?
Incalza: certo! adesso alle 4 abbiamo la riunione con...
Lupi: ascolta, se fra un quarto d’ora ti mando questo che è venuto da Milano a Roma a far due chiacchiere?
Incalza: chi? dimmi tutto, dimmi
Lupi: nel senso di avere consulenze e suggerimenti eccetera
Incalza: dimmi chi viene... dimmi!
Lupi: viene mio figlio Luca
Incalza: quando vuoi ... ma figurati! ... nessun problema!
Lupi: no, quando vuoi dimmi a che ora te lo faccio venire in modo che
Incalza: o adesso o alle cinque quando finisce il Tesoro no?
Lupi: no allora conviene che venga adesso così ...
Incalza: io sto qua
Lupi: okay, ciao
Incalza: ciao
Annotano i carabinieri: «Alle 14.29 immediatamente successive Incalza chiama Perotti e gli chiede intanto quando può essere a Roma. Perotti risponde che per l’indomani non ce la fa, ma pensa di essere a Roma il venerdì successivo 10 gennaio. Incalza si rivolge a una persona che è nel suo ufficio, Luca Lupi, e gli chiede se gli va bene fissare l’incontro Perotti per il 10 gennaio».
Il prete e «La Cascina»
Le telefonate dimostrano che sarebbe stato proprio Lupi a «sistemare» il nipote di monsignor Francesco Gioia. E infatti il 2 febbraio 2014 Perotti chiama il prelato e gli riferisce il messaggio del ministro: «Ti volevo dire che ieri ho visto Maurizio, gli ho detto che tu lo ringrazi tantissimo e mi ha detto che è ben felice di essere stato di aiuto e ha detto che ... “mi raccomando monsignore, si ricordi quando ci sarà la battaglia elettorale di stare con noi e non stare con gli altri”». Gioia non si tira indietro: «Lo farò volentieri».
Per ottenere appoggi elettorali Lupi si affida anche a Salvatore Menolascina, della cooperativa «La Cascina», finita in diverse inchieste compresa Mafia Capitale. All’incontro organizzato un anno fa a Bari per l’Ncd Lupi specifica che «di noi c’è io, Quagliarello, Angelino, Schifani e Cassano, però non fare una cosa da 50 persone. Lì parlerai per dire “dateci una mano, attenzione eh! Cioè non di merito ma più politicamente, cioè non è che stiamo a cazzeggiare tutto il tempo. Quindi noi diremo “noi vogliamo che ci diate tutti una mano”». Menolascina accetta ma pone una condizione: «Però l’importante che noi 10 minuti prima... tanto alle cose nostre son 10 minuti».
«Con noi ci ha provato»
A parlare di «pressioni» subite da Lupi è Giuseppe Cozza, l’ex dg della Metropolitana Milanese, interrogato ieri dai pm. Due settimane fa, al telefono con Giulio Burchi, l’ex presidente di Italferr, dice: «Con noi ci ha provato. Io gli ho tenuto botta pesantemente ma in quel caso lì era il Lupi che insisteva, capisci? E c’era il suo segretario che adesso è anche al ministero, Cavallo, era consigliere in Metropolitane, di Cl, che veniva a perorare da me e poi un giorno mi ha portato dall’assessore al bilancio che è un altro di Cl, che c’era questo Perotti, per vedere se potevamo dargli l’incarico per la M5 e per la M4. So che da Incalza sono arrivate pressioni sul sindaco di Milano per Perotti, per fargli assegnare degli incarichi di direzione lavori, in cambio di un supporto ministeriale ai progetti».
Gli alluvionati e Ncd
Quale sia il legame tra Lupi e Incalza emerge nel novembre scorso quando Incalza manifesta la sua contrarietà a destinare i soldi per la Variante di valico alle opere distrutte dall’alluvione in Liguria, come proposto da alcuni parlamentari, e il ministro dice: «Tranquillo sono d’accordo con te».
Ma ancor di più in una telefonata di un anno fa, quando si scopre che è stato proprio Incalza a scrivere il programma di Ncd, poi sottoposto allo stesso Lupi e, dice l’alto funzionario, anche ad Angelino Alfano.
Lupi: Ercole...
Incalza: si dimmi Maurizio
Lupi: ... ma mi hai abbandonato?
Incalza: (ride) io sto qua ... abbandonato
Lupi: dovendo prendere delle decisioni importanti nella mia vita se tu mi abbandoni io le prendo senza sentire
Incalza: ti hanno dato il programma? chi l’ha fatto il programma?
Lupi: ma mi han dato il programma. Ti ho detto cazzo! prendi ‘sto Cipe, rivoluzioniamolo, ribaltiamolo
Incalza: c’abbiamo tutti i provvedimenti pronti anche!
Lupi: siccome ti considero prima ancora che un validissimo funzionario del ministero delle Infrastrutture ma un amico, non ho capito cosa pensi tu, hai capito?
Incalza: io penso che fin quando non c’è certezza converrebbe non salire su questo governo ... bisogna vedere che programma è, che ruolo... a quel punto hai visto? quella parte che ci riguarda ho elencato dettagliatamente anche la parte economica i tempi e tutto l’hai visto no? o non l’hai visto?
Lupi: tu suggerisci, mandala sulla e-mail, ma tu suggerisci di rimanere? cioè io sono dubbioso veramente o mi rifaccio il partito, oppure di rimanere dentro con questo pazzo, oppure no? e rimanere a fare che cosa?
Incalza: certo, deve essere un periodo completamente diverso da questi 10 mesi anche se 10 mesi sono stati enormi.
Fonte: corriere.it
Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo, inciampo. Il significato più antico del termine rinvia ad azioni o discorsi che danno cattivo esempio.
Nell'accezione corrente uno scandalo è l'effetto di un'azione che, una volta divenuta di pubblico dominio, causa un turbamento della sensibilità morale pubblica, prevalentemente in materia di sesso, denaro ed esercizio del potere. Il turbamento deriva in genere, più che dall'infrazione di singole norme, dal fatto che le azioni considerate "scandalose" sono caratterizzate da una commistione impropria delle categorie citate, che tale commistione è stata resa pubblica e/o che le azioni "scandalose" hanno com protagonisti personaggi pubblici.
I motivi di scandalo variano quindi in funzione delle epoche, delle culture e delle classi sociali in cui tali comportamenti vengono messi in atto e resi noti. Essendo la notizia pubblica di un fatto il motore principale dello scandalo, nella società moderna essi vengono frequentemente amplificati - e spesso costruiti - dai media, che promuovono a scandalo (cioè a questione etica di interesse generale) pettegolezzi sulla sfera privata (familiare, affettiva, sessuale) di persone note.
Gli ambiti in cui possono avvenire gli scandali sono i più vari, in ambito politico-finanziario possono riguardare episodi di corruzione e abuso di potere; in ambito privato possono riguardare l'infedeltà coniugale, la sessualità o l'omosessualità delle persone coinvolte, l'abuso fisico a danni di soggetti deboli (es. la pedofilia); in ambito sportivo è spesso motivo di scandalo una condotta sleale (ad esempio, casi di corruzione e doping).
Concernendo azioni "discutibili", molto spesso gli scandali hanno conseguenze politiche e giudiziarie. Ancor più spesso vengono strumentalizzati a scopo politico o economico.
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