6 ago 2009

L’Idroscalo di Pasolini in mano alle gang, storia di bische e droga

Le anziane donne di vedetta sostituite dai dodicenni. Sms per avvisare gli spacciatori dell’arrivo dei poliziotti. L’agente più temuto è stato soprannominato «Diabolik»

Loro lo sanno che può arriva­re «Diabolik», lui è il poliziotto che cono­sce l’Idroscalo meglio degli altri. I bar, le bische, le sale-giochi, i garage. E qualche volta li ha «beccati» pure, già con le dosi in tasca, pronti per lo smercio. Perciò ne­gli ultimi tempi i «grandi» si sono attrez­zati e hanno messo i più piccoli a fare da vedette. «Straccaletto» ha 12 anni e appe­na vede un movimento strano manda sms col suo cellulare.

Anche «Montezu­ma» è un altro che ci sa fare, ha 13 anni ma comincia a fare il duro. Una volta, do­po avere esagerato con i cocktail (a base di vodka e redbull) si è messo a gridare in mezzo alla strada: «C’ho il 'pezzo' in tasca, andate via sennò sparo». Tutti si al­lontanarono, ma lui il 'pezzo' (la pistola) mica ce l’aveva. Però disse così, per farsi forte. Idroscalo, Ostia Ponente, piazza Ga­sparri, il lungomare: case popolari e tanta droga. Il «cursus honorum» della malavi­ta romana prevede dunque che si cominci così, mandando sms quando s’avvista «una guardia». Magari, però, fosse solo questa banda di ragazzini, il problema di Ostia. Loro esistono, eccome.

Nel 2008— denuncia l’assessore locale ai Servizi so­ciali, Lodovico Pace, ex senatore di An — il XIII Municipio ha avuto il triste primato dei minorenni segnalati dal Tribunale: ben 180. Un dato allarmante, per dire po­co. «Doppio taglio e canotta», questo il look prevalente dello spaccio su strada. Cappellini da baseball, tatuaggi enormi in­cisi su gambe e braccia (motivi floreali per le ragazze, guerreschi per i maschi) e poi jeans e Nike per correre veloce, mu­tande Calvin Klein, felpe Abercrombie e giacche North Face (perché i pusher del terzo millennio vanno in giro griffati). Vendono droga, perlopiù cocaina, perché è il sistema più facile e redditizio per vive­re.

Spacciatori non stop 24 ore su 24. Ma i loro modelli sono pericolosi. Ci mise sopra le mani la Direzione na­zionale antimafia già nel 2004 con l’ope­razione «Anco Marzio», dal nome del quarto re di Roma che fondò Ostia Anti­ca. Un blitz scattato alle tre del mattino, con 500 poliziotti e 100 pattuglie a caccia sul litorale. Bilancio finale: 18 persone ar­restate. L’accusa per tutte: associazione di stampo mafioso, articolo 416 bis del codice penale. Insomma mafia vera, mafia romana in contatto con i clan della camorra e con le famiglie di Cosa No­stra. Le Glock, le Luger, i timer ir­landesi, armi davanti a cui è sempre difficile dire di no.

Mafia dalle radici lontane e pericolose, con i nuovi capi — «er Negro», «er Ca­protto », «il Capitano» — che un tempo erano i luogotenenti dei grandi boss del­la Magliana. Uno di loro, Emidio Salomo­ne, è stato ammazzato a giugno di quest’an­no da due kil­ler in moto nel bor­go d i Acilia, a solo dieci chilometri dal campet­to con la stele che ricorda l’omicidio di Pasolini. Segno che la guerra non è finita e gli appetiti sono sempre più voraci, fa­melici. L’usura, il gioco d’azzardo, il busi­ness colossale dei videopoker truccati, il controllo dei bar, dei chioschi sulla spiag­gia libera di ponente, un vorticoso giro d’affari a due passi dal nuovo porto turi­stico dove, ignari, hanno continuato ad attraccare Ivana Trump e i miliardari rus­si coi loro panfili-monstre.

E poi la dro­ga, naturalmente. Una montagna. All’Idroscalo, comunque, quello della vedetta è un mestiere antico. Anche don­ne anziane, in passato, si mettevano sui balconi intorno a piazza Gasparri facen­do finta di prendere il fresco. Invece guar­davano sotto, se per caso passava un’au­to sospetta. Un’auto-civetta di polizia o carabinieri. Via Fasan, via Baffigo, le case Ater e Armellini, le case di sabbia e di car­tapesta, col riscaldamento che si rompe d’inverno e gli ascensori che si fermano di botto e non ripartono più.

È anche ve­ro che ci vivono tanti povericristi, fami­glie italiane e romene, con un lavoro rego­lare, una vita perbene. Ma l’humus è quel­lo e resta uguale per tutti: miseria, degra­do, disperazione. I sindaci ci hanno pro­vato, nel corso degli anni, a risanare: Ru­telli, Veltroni e ora Alemanno. Hanno messo un parco-giochi davanti a piazza Gasparri, ma dopo pochi mesi erano già spariti gli scivoli e le altalene. Rubato tut­to. Ora il parco è chiuso da un’inferriata. A vederlo da lontano, sembra quasi una prigione.

Fonte: roma.corriere.it

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