28 ago 2009

Alloggi popolari agli abusivi: filmata Giovanna Pesco, la signora «trovacasa»

Smascherata da un video dell'associazione «Sos racket e usura»
Insieme a figlia e genero controlla la borsa delle occupazioni. Chiede tra i 1.500 e i 3.000 euro

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MILANO — Il racket delle ca­se popolari di Milano ha il vol­to segnato dal tempo e il corpo abbondante della signora Gio­vanna. La chiamano la Gabetti, perché lei, Giovanna Pesco, 57 anni, una casa l’ha sempre tro­vata per tutti. Siamo a due pas­si dall'eccellenza dell’ospedale Niguarda, in un dedalo di stra­de nella periferia Nord di Mila­no. Lei abita, vive, gestisce le case popolari del Comune di via Padre Luigi Monti. Alloggi da anni occupati dagli abusivi. La Gabetti per una casa chiede dai 1.500 ai 3 mila euro. Gli stranieri pa­gano di più. An­che lei è abusi­va. Insieme alla figlia e al gene­ro, controlla la borsa delle occu­pazioni. Avvolta in un vestito ne­ro, con le brac­cia scoperte e i capelli giallo pa­glierino, chiac­chiera seduta al tavolo di una lat­teria. Non sa che il suo inter­locutore, un uo­mo sulla cin­quantina che l’ha contattata con una lettera anonima lascia­ta nelle mani di un ragazzino, ha in tasca un registratore. Dal­la strada, poi, un altro uomo fil­ma l’incontro. Sono entrambi dell’associazione «Sos racket e usura» (vai al sito dell'associazione), che qui ci sono finiti do­po le segnalazioni dei pochi abi­tanti regolari. Degrado e abban­dono, abusivismo e piccola cri­minalità. Negli anni scorsi il Co­mune aveva garantito un piano d’intervento. Nei palazzi non è cambiato niente.

Arriva con dieci minuti di ri­tardo. «È lei che sta aspettando la signora Giovanna?». Poi chie­de informazioni: «Chi le ha in­dicato me?». La risposta la tran­quillizza: «Ho chiesto in giro, a dei marocchini. Sa, mi hanno sfrattato. La mia compagna è incinta». La conversazione va subito al sodo: «Io onestamen­te le posso dire solo una cosa: se ha pazienza deve aspettare un mese e mezzo». L’abitazio­ne buona, spiega la donna, è quella di un’anziana, un biloca­le al quinto piano, che ora se ne andrà per problemi di salu­te: «Mi lascerà le chiavi». Ma la signora Gabetti , è quasi ram­maricata: «Se tu venivi un po’ prima, sai quanti ne ho fatti in settimana? Ne ho fatti 4 o 5, pri­ma a tre marocchini, uno a un egiziano» . La donna spiega anche come avviene l’affare: «Prima salivo io sui balconi, ma adesso ho problemi. Così la gestiamo io e mia figlia e mio genero, è lui che sfonda le porte».

Si parla di soldi: «Mi dai 1.500 euro. Però non lo dire a nessuno perché di solito sono 2.500, 3.000 con i marocchini». E via con le rac­comandazioni: «Noi apriamo e scappiamo via, se viene la poli­zia devi resistere. Però se hai fi­gli piccoli o la moglie incinta, non ti possono cacciare». Anzi. «Il Comune qui non manda via nessuno. Se arriva la polizia scendiamo tutti, tutti gli abusi­vi » . Affare fatto. Poi la donna tor­na a casa, nei palazzi dove le fa­miglie siciliane Pesco, Cardina­le e Priolo (tutti parenti, tutti pregiudicati), controllano gli affari. Un mese fa qui era stato aggredito il custode, a calci e pugni. Stessa sorte toccata ad altri inquilini. «Abbiamo dimo­strato che il racket esiste — at­tacca Frediano Manzi (Sos Usu­ra) —. Perché le forze dell’ordi­ne non intervengono? La procu­ra apra un’inchiesta. Questa si­tuazione è intollerabile».

Fonte: corriere.it

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